Avvelenati da tallio, Del Zotto confessa: "Sono stato io". Difesa: "Perizia psichiatrica"

Il 27enne di Nova Milanese ha ucciso i nonni paterni e una zia contaminando alcuni alimenti con il veleno

Mattia Del Zotto e la casa dove vivevano i parenti

Mattia Del Zotto e la casa dove vivevano i parenti

Nova Milanese (Monza e Brianza), 9 dicembre 2017 - Mattia Del Zotto, 27 enne di Nova Milanese ( Monza), reo confesso di aver avvelenato con il tallio i nonni paterni e una zia, ha risposto per circa due ore alle domande del Gip Federica Centonze, durante il suo interrogatorio di garanzia in carcere a Monza, conclusosi intorno alle 12 di oggi. Ed è proprio ciò che speravano gli inquirenti, dato che il giovane si era chiuso nel silenzio, una volta arrivato in carcere. Al termine delle domande, l'avvocato Silvia Letterio, difensore di ufficio del ragazzo, ha chiesto al giudice "una perizia spischiatrica" per il suo assistito. 

Durante l'interrogatorio, Mattia Del Zotto ha confessato di essersi occupato "personalmente" di contaminare gli alimenti che sapeva essere abitualmente consumati dai parenti. "Sono stato io a mettere il tallio", ha detto il 27enne.  Lo ha fatto "sfruttando la vicinanza degli appartamenti", il suo e quelli di nonni e zii. Al giudice ha ribadito, alla presenza del suo avvocato Silvia Letterio, di aver agito "per punire gli impuri". Per questo il ragazzo, che da mercoledì è guardato a vista nel carcere di Monza, li voleva eliminare. In un primo momento aveva cercato di procurarsi dell'arsenico, poi è passato al tallio. A dargli l'idea probabilmente sono stati una serie di casi di avvelenamento con la sostanza chimica un tempo contenuta nei topicidi, avvenuti quando era un bambino a Varmo, il paese di origine dei Del Zotto in provincia di Udine, dove la famiglia trascorreva le estati. Il 27enne ha cercato di comprare la sostanza da sei diverse ditte, prima di riuscire ad acquistarla dalla stessa impresa di Padova che nel 2014 aveva venduto l'acido ad Andrea Magnani, complice nei blitz di Martina Levato e Alexander Boettcher. Una coincidenza, certo, che però fa riflettere. A tradire il giovane di Nova Milanese sono state le email scambiate con il personale della ditta padovana e le ricevute, salvate nelle bozze di un account che aveva aperto a nome di Davide Galimberti. Decisive sono state anche le celle che il suo telefonino ha agganciato il 16 settembre scorso, quando, con la scusa di un colloquio di lavoro, è andato a Padova per recuperare il tallio, pagato in contanti per non lasciare tracce.

Quel viaggio è stato un evento eccezionale nella vita dell'ex magazziniere, che da due anni si era praticamente chiuso in casa. Aveva eliminato dalla sua stanza tutto quello che non era 'essenziale', mangiava poco, niente alcol nè dolci. Non toccava il telecomando, non guidava, non voleva il riscaldamento in inverno. Aveva chiuso con amici e parenti e aveva lasciato la palestra. La sua unica finestra sul mondo, a quanto hanno raccontato i genitori ai carabinieri, era il computer, protetto dalla password "gloriosoDio". Passava ore e ore su Internet e, in base ai racconti della mamma, si era avvicinato a una "specie di setta" chiamata Concilio Vaticano II. Il ragazzo, invece, ha spiegato agli inquirenti che da tre anni sta approfondendo la religione ebraica. Anche mercoledì sera, appena varcata la soglia del carcere, ha subito chiesto alcuni libri per continuare a studiare, volumi che però non ci sono nella biblioteca del carcere. Gli è stata data una Bibbia. Viste le condizioni di Del Zotto, la direttrice del carcere di Monza, Maria Pitaniello, ha deciso con il procuratore Luisa Zanetti e con il pm Carlo Cinque, titolare del fascicolo, di sottoporlo non solo a un regime di sorveglianza intensivo, ma anche a un monitoraggio continuo da parte degli psichiatri della struttura per valutare il suo stato di salute mentale. Ci sarà, quindi, un lavoro d'équipe tra medici, agenti della polizia penitenziaria e la direzione del carcere per accertare quali siano effettivamente le sue condizioni, per poi inserire il 27enne nella vita carceraria. Quando i carabinieri sono arrivati nella villetta di via Fiume a Nova Milanese, dove abitava con i genitori, Del Zotto ha ammesso tutto e ha aiutato i militari a trovare i cinque flaconi di tallio che non aveva ancora usato (in tutto ne aveva comprati sei). Poi aveva sottolineato: "Non capirete mai perché l'ho fatto". Oggi, invece, ha accettato di parlare, anche se per poco tempo, con il gip Francesca Centonze, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare per il triplice omicidio e i cinque tentati omicidi, contestandogli anche l'aggravante della premeditazione.