Tallio, un incubo e dieci piste false: la caccia al veleno diventa un rebus

Nova Milanese, ancora oscura la fonte della contaminazione

Analisi di laboratorio

Analisi di laboratorio

Nova Milanese (Monza Brianza), 16 novembre 2017 - A furia di stralciare ipotesi, l’obiettivo, per gli inquirenti, è individuare quella giusta e capire come il tallio sia arrivato a sconvolgere una famiglia, uccidendo tre persone e mandandone all’ospedale altre cinque. Allora servono non solo analisi, interrogatori e riscontri ma anche intuito, un lampo. Per capire, finalmente, cosa da mese e mezzo stia accadendo alla famiglia Del Zotto di Nova Milanese. Una unita, serena, impeccabile famiglia, all’apparenza senza troppi pensieri. La cui routine quotidiana si è trasformata in incubo. Che ha catapultato i carabinieri, i medici, i tecnici e gli specialisti del settore in un rompicapo. «In un caso che farà storia – ha detto ieri pomeriggio Vittorio Baldini, direttore dell’Unità operativa di Medicina Generale dell’ospedale di Desio - che rappresenterà una pietra miliare in ambito medico». Una vicenda, ha aggiunto, «che in 45 anni di lavoro in ospedale personalmente ho letto solo su qualche romanzo». Tragedia con un killer definito, il tallio, ma senza mandante.

Lunga è la lista degli indiziati, che uno dopo l’altro hanno trovato il proprio alibi e sono stati scagionati. Si comincia con il fronte friulano e ci si concentra a Varmo, dove la famiglia ha trascorso le vacanze in agosto, con una ipotesi che rimane sotto traccia: un eventuale diserbante utilizzato in maniera eccessiva. Mai rintracciato. Si passa agli escrementi di piccione, che contengono tallio e avrebbero infestato il fienile della casa. Invece non c’è nessun riscontro. Si procede con il pozzo artesiano e la sua acqua, che però risulta pulita. Poi è la volta del topicida, trovato in soffitta, ma del quale poi si sono perse le tracce.

E ancora, i filtri dei condizionatori, che però sono puliti. Quindi, gli alimenti sotto la lente. Il purè casalingo suggerito dalla badante, la zuppa di farro trovata nel congelatore: nulla di fatto. Poi prende corpo la pista novese e si svuotano frigoriferi e dispense della villa di via Fiume. Invano. Martedì sera, stessa procedura nella casa di via Padova dove abitano Alessio Palma e Maria Lina Pedon, i due coniugi ultraottantenni ora ricoverati. Non essendo stati a Varmo, questa estate, lassù i riflettori si sono praticamente spenti. Lasciando le ombre solo in Brianza. «L’elemento comune che ha seriamente preoccupato è la caduta eccessiva di capelli», ha spiegato Baldini, riferendosi ai due coniugi, suoceri di Domenico Del Zotto, l’unico dei tre figli non intossicato dal veleno.