Un Monte Alpino in Brianza

Il progetto delle Pedemontagne lungo l'autostrada Pedemontana coinvolge 9 comuni in Brianza e 4 nel territorio bergamasco

Antonio Di Pietro, presidente di  Pedemontana

Antonio Di Pietro, presidente di Pedemontana

Monza, 28 marzo 2017 - Il "Monte Alpino" a Desio, il "Monte Brianteo" a Usmate Velate, il "Parco Urbano" a Macherio, e poi la "Porta di Milano" a Cesano Maderno. Sono solo alcuni dei nomi suggestivi che potrebbero ridisegnare la morfologia della Brianza. Se l’ipotesi delle Pedemontagne presentata dal presidente di Pedemontana Antonio Di Pietro otterrà il placet dei sindaci interessati e si trasformerà in un progetto, lungo la striscia d’asfalto dell’autostrada potrebbero sorgere colline e collinette in grado di modificare lo skyline della Brianza e della Bergamasca. Perlomeno quello di chi viaggia in macchina e oggi, soprattutto nella Brianza Est, è abituato a vedere linee pianeggianti con lo sfondo delle Prealpi.

L’ipotesi di lavoro è stata presentata dal presidente di Apl nell’ultima riunione del collegio di vigilanza su Pedemontana e giovedì approderà ufficialmente all’attenzione dei sindaci della linea interessata, convocati in Regione dall’assessore alla Mobilità Alessandro Sorte, insieme con i presidenti delle Province di Monza e Brianza e di Bergamo e con Cal. Sarà lo stesso Di Pietro a spiegare come l’operazione consentirebbe di evitare di trasportare in giro nelle varie cave lombarde buona parte dei 14 milioni di metri cubi di terreno scavato per realizzare l’autostrada, esattamente 13 milioni e 300mila metri cubi. Utilizzare questo terreno per realizzare in loco collinette ad uso didattico, ludico e ambientale avrebbe anche un vantaggio economico notevole per le casse sempre a rischio di Pedemontana. Questa terra, un tempo rivendibile sul mercato dell’edilizia, oggi infatti non serve più a nessuno, e smaltirla costa. Le montagnole, già battezzate ciascuna con un nome, sorgerebbero in nove comuni brianzoli lungo le future tratte B2, C e D (Cesano Maderno, Desio, Macherio, Usmate Velate, Vimercate, Sulbiate, Bellusco, Arcore e Lesmo) e in quattro comuni bergamaschi (Capriate San Gervasio, Osio Sotto, Suisio e Brembate).

L’ipotesi di lavoro in questi giorni è all’attenzione del presidente della Provincia Gigi Ponti e del direttore del settore Territorio Antonio Infosini, non nuovi a simili proposte. Qualche anno fa infatti l’architetto Fabio Lopez, allora dirigente del settore Ambiente della Provincia, aveva ipotizzato la nascita di una collinetta di risulta a Desio. Ma era una sola e l’ipotesi restò lì, senza suscitare entusiasmi. Ora il progetto di Apl è molto più articolato, corredato di schede con tanto di planimetrie e bilancio delle terre caso per caso. A Lesmo per esempio su una superficie di 14.897 metri quadrati sorgerebbe una montagnetta di 74mila metri cubi. Da tecnico, Infosini apprezza "i possibili vantaggi ambientali dovuti alla scelta di non portare in giro terra", ma sottolinea i tanti svantaggi, a partire da quello estetico, con la modifica dell’orizzonte di tante aree ancora libere, soprattutto a Est. "Andrà valutato come sono fatte - dice il direttore - perché il progetto paesaggistico-ambientale non c’è ancora. Ma se non è una cosa fatta molto bene noi paesaggisticamente rischiamo solo di perdere un paesaggio bello e pianeggiante, oltre alla vista del Resegone. E poi quale sarebbe il ritorno economico per il territorio?". "Le vere questioni di Pedemontana sono altre, e restano sempre quelle di natura finanziaria - conclude Gigi Ponti -. Chiederò a Di Pietro di venire a Monza a parlarne con i nostri sindaci".