Pedemontana, una spada di Damocle. In forse la bonifica dalla diossina

Dopo la richiesta di fallimento tremano i Comuni: "Chiarezza subito"

Proteste contro il progetto Pedemontana

Proteste contro il progetto Pedemontana

Monza, 29 giugno 2017 -  «Non finire Pedemontana ci costerebbe più che interrompere il cantiere», così ha ripetuto più volte il governatore Roberto Maroni. Un’analisi che aveva scandalizzato gli oppositori dell’opera, che però è stata in qualche modo presa alla lettera dal trio di pm milanesi, Roberto Pellicano, Giovanni Polizzi e Paolo Filippini, che hanno presentato al Tribunale la richiesta di far fallire la società che deve costruire (con quali soldi non si sa) la grande infrastruttura. La tesi della Procura, che si affida per la richiesta allo studio di un consulente sul bilancio 2015, è che mentre il patto con i privati che dovrebbero finanziare i cantieri non si riesce a firmare, i costi del contenzioso con Strabag, l’azienda austriaca titolare dell’appalto continuano a crescere, a fronte di un bilancio - sempre per la Procura - scritto con più di una leggerezza, in particolare, per quanto riguarda gli incassi da pedaggio (ritenuti sovrastimati).

Ma, mentre la Giunta regionale preferisce tacere e lasciare la parola al pacato comunicato della società, che assicura di avere in cassa i 50 milioni necessari a proseguire l’attività fino al 31 gennaio 2018, a sollevarsi - insieme a chi da sempre si è detto contrario all’impresa - sono i sindaci della Brianza. Anche perché, in caso di fallimento, opere di compensazione previste per il tratto realizzato fin qui e la bonifica per la diossina, quella del disastro di Seveso del 1976, potrebbe restare per sempre nelle terre su cui sarebbe dovuto correre il nastro d’asfalto.

«Non ne sapevamo nulla», dicono in coro i primi cittadini di Cesano, Meda e Lentate. «L’abbiamo letto sul Giorno», dicono. Ma la preoccupazione è tanta: «Rischiamo di perdere le opere di compensazione previste, che certamente avevano bisogno di ulteriori verifiche, ma a questo potremmo non vederle mai – dice Maurilio Longhin, nuovo sindaco di Cesano –. Rimarremmo con problemi fortissimi di viabilità. E poi – aggiunge – Stiamo ancora aspettando il progetto definitivo della bonifica delle aree interessate da presenza di diossina». Un intervento dal costo di circa sessanta milioni, nelle ultime stime. «Non ci sono incontri in programma, speriamo di avere notizie prima dell’udienza del 24 giugno». Stupita anche la prima cittadina di Lentate, fresca anche lei di elezione. «La società dice che ha i soldi – dice Laura Ferrari –, i pm sostengono il contrario. Possiamo solo aspettare l’udienza».

Non vuole perdere tempo, invece, Luca Santambrogio, appena indossata la fascia tricolore di Meda, dopo il ballottaggio. «Ci vuole prudenza, ma vorrei unire i colleghi sindaci per chiedere un incontro alla Pedemontana e chiarire la situazione», dice. Intanto, sull’opera più contestata della Lombardia, piovono già gli strali di Cinque Stelle e opposizione di sinistra. «Si prenda finalmente atto che non esistono alternative allo stop di Pedemontana», dice il consigliere regionale brianzolo Gianmarco Corbetta. La parola ai magistrati.