Pedemontana, meno transiti e incassi. E servono ancora 2 miliardi per finirla

Arduo ricavare i fondi dall’utenza (-59%) con questo sistema di riscossione

Pedemontana

Pedemontana

Monza, 16 ottobre 2016 - Meno 59 per cento rispetto alle previsioni: il traffico sulla nuova autostrada è da profondo rosso e Pedemontana piange. I dati, diffusi nei giorni scorsi in Regione dal presidente di Apl Antonio Di Pietro nel corso di un’audizione in commissione Bilancio, non lasciano scampo. Da gennaio a settembre 2016 il traffico è risultato sotto del 59 per cento rispetto a quanto previsto dal piano economico finanziario del 2014. Sul nastro d’asfalto delle tangenziali di Como e Varese e delle tratte A e B1 realizzate finora passano solo 12.287 veicoli al giorno (9.945 leggeri e 2.287 pesanti). Troppo pochi rispetto ai 30.003 previsti solo due anni fa. Ancora meno se si pensa che le sorti di Pedemontana, dopo avere esaurito tutte le risorse disponibili (su 4,42 miliardi di spesa previsti, dallo Stato ne sono arrivati 1,2, oltre a 800 milioni previsti dalla defiscalizzazione), ormai sono legate solo alla sua capacità di autofinananziarsi.

Se per la tratta A la perdita è del 34 per cento (14.101 veicoli in transito quotidianamente rispetto ai 21.306 previsti), il crollo rispetto alle attese riguarda le tangenziali e l’ultima tratta aperta, la famosa B1, che collega Lomazzo a Lentate sul Seveso, entrando di qui in Brianza. Meno 78 per cento sulla tangenziale di Varese (9.131 veicoli) e meno 72 per cento su quella di Como (7.293 passaggi), mentre la tratta B1 perde il 70 per cento sulle attese contando solo 12.376 passaggi rispetto ai 41.917 scritti sulla carta. Non va meglio sul fronte dei ricavi. Da novembre 2015 ad agosto 2016 il ricavo netto è stato di 17 milioni di euro, di cui 4 milioni ancora da riscuotere dagli automobilisti. Un solo numero è in crescita: quello delle risorse pubbliche richieste per completare un cantiere che ha già consumato l’80 % delle risorse per solo un terzo dei lavori. Le banche hanno presentato il conto a Pedemontana: per avere una speranza di attivare l’atteso prestito da 2 miliardi, i soci dovrebbero versarne almeno 1, oltre ai 250 milioni già spesi.

E Di Pietro nei giorni scorsi ha dichiarato che ha soldi solo fino a gennaio 2018. Nel frattempo l’ex ministro cercherà di risolvere un altro problema, il contenzioso con il colosso Strabag, che durante i lavori ha sollevato riserve per 1,8 miliardi su oltre 3 richiesti. Ma a far precipitare tutto potrebbe essere il caso diossina. È stato presentato ai sindaci della tratta B2 il risultato delle analisi del terreno prelevato in 642 diversi punti delle aree interessate dal disastro Icmesa del 1976. I risultati confermano la contaminazione del terreno già emersa nel 2008. La diossina non è scomparsa, è solo scesa nel terreno e un suo rimescolamento durante i lavori potrebbe riportare i veleni nell’aria. Gli ambientalisti e il geologo consulente dei Comuni avevano ipotizzato una spesa per la bonifica di 40 milioni ma i tecnici di Apl di fronte alla richiesta dei sindaci hanno risposto di aver previsto una spesa di soli 4 milioni per la messa in sicurezza dell’asse stradale. E la preoccupazione cresce.