Open d'Italia di golf: il campione e il bambino, la favola “social” di Carlo

Monza, lascia bigliettino di auguri e diventa una star

Carlo Melgrati insieme al campione Alex Noren

Carlo Melgrati insieme al campione Alex Noren

Monza, 12 ottobre 2017 - «Questo è il mio armadietto, spero ti porti bene. Ti auguro un grande fine settimana qui al Golf Club Milano. Buona fortuna». Due punti esclamativi e il disegno di una sacca per i “ferri”. Firmato Carlo Melgrati. Un bigliettino su un foglio a quadretti, scritto con lo stampatello di un bimbo di 10 anni appena con una grande passione per il green. Tanto da fargli balenare in testa l’idea di lasciare una sorpresa al campione che avrebbe utilizzato il suo armadietto in questo fine settimana di Open d’Italia.

«Abbiamo dovuto liberare gli armadietti domenica – racconta il papà di Carlo, Riccardo –, ma lunedì dopo la scuola siamo tornati qui al Golf Club nel Parco di Monza per vedere a chi era capitato». «Sono stato molto felice che lo abbia Alex Noren», confessa Carlo, che ha già passato metà della sua vita a giocare a golf proprio qui a Monza, a due passi da casa, a Carate Brianza. E chissà, visto che mercoledì compirà gli anni, se Noren ricambierà lasciandogli nell’armadietto una sorpresa prima di tornersene a casa. Intanto ieri si sono incrociati sul green ed è scattata la foto ricordo con tanto di’autografo sul cappellino, «e mi ha anche fatto vedere quanti like ha preso la foto del mio bigliettino che ha caricato sul suo profilo Instagram». Uno scatto che ha raccolto migliaia di “mi piace” in una giornata di vigilia dell’Open d’Italia (al via oggi) con la Rolex Pro Am che ha visto scendere in campo anche ex campioni di calcio, come Michel Platini e Beppe Dossena. «Tirare le punizioni era più facile...», ci scherza su il francese tre volte Pallone d’oro. Ma il golf «è un bel piacere da 20 anni, mi diverto, cammino, prendo aria, gioco con persone simpatiche, il verde mi piace molto ed è un gioco molto interessante», le parole dell’ex presidente Uefa, protagonista nel team con l’amico Beppe Dossena e uno dei talenti del golf italiano, Renato Paratore. «Diciamo che ho un handicap migliore di quello di Michel – i puntini del campione di Spagna ’82 –. Ma lui gioca meno di me, e poi è juventino: è giusto che stia dietro a noi granata».

Altri amatori hanno conquistato applausi con i loro colpi, anche due disabili nel team dello spagnolo José Maria Olazabal, simboli di uno sport che aiuta a superare le barriere: Andrea Calcaterra, classe 1952, promettente dilettante che a fine anni Novanta ha perso la vista e sul green ancora colpisce forte e si destreggia facendosi aiutare a prendere le misure, e il colonnello Roberto Punzo, ferito alle gambe nel 2006 in Libano da una bomba e capace comunque di muoversi e colpire la pallina grazie a una sedia a rotelle automatizzata. Ma all’“aperitivo” degli Open ci si va anche per rilassarsi. Come l’interista Borja Valero: «Da tantissimi anni provo a giocare a golf, mi aiuta soprattutto a rilassarmi. Mi piace per staccare un po’ la spina dal calcio e mi diverto – assicura il centrocampista dell’Inter, che ha però dribblato ogni commento sulla sfida di domenica contro il Milan –. Il mio colpo forte? Non ne ho ancora uno, ma mi piace, mi diverto», ha sorriso confessando di tifare per i connazionali Sergio Garcia, Jon Rahm e Miguel Angel Jimenez.