"Seregno? Non è l'unico Comune da sciogliere in Brianza"

L'Osservatorio Antimafie analizza la situazione 'ndrangheta dopo gli ultimi eventi a Seregno

Marco Fraceti, fondatore dell'Osservatorio antimafie di Monza e Brianza

Marco Fraceti, fondatore dell'Osservatorio antimafie di Monza e Brianza

Monza, 23 ottobre 2017 - «IN BRIANZA ci sono più conti correnti che residenti. Solo negli ultimi anni il sistema bancario si è dotato di una serie di regole per contrastare l’apertura di conti correnti con soldi “sporchi”. Ma oggi la ‘ndrangheta non ha più bisogno del galoppino prestanome con la valigia piena di soldi che si presenta allo sportello per aprire il conto. Oggi investe in imprese che gestiscono pezzi dell’economia “legale” attraverso il racket dei negozi nei centri commerciali, ristoranti, pizzerie, discoteche, autolavaggi, compro e vendo oro, immobiliari, sale scommesse e slot (questi due segmenti gestiti in sinergia con la camorra che ne detiene il monopolio nazionale) e altre attività ben descritte dalle relazioni della Direzione investigativa antimafia». In Brianza, ha fondato l’Osservatorio antimafie “Peppino Impastato”. Al malaffare nel nostro territorio ha dedicato due libri, “Briangheta” e “Scacco alla ‘Ndrangheta”, che ripercorrono quanto accaduto nel corso degli ultimi dieci anni. E un paio di settimane fa, non appena a Seregno si è insediato il nuovo commissario prefettizio, è stato ricevuto da lui (assieme al referente brianzolo dell’associazione Libera) . Aveva molte cose da dire? «Qualcuna di sicuro... anche se sono coperte da riservatezza». Sorride amaro Marco Fraceti, uno degli attivisti maggiormente impegnati in questi anni nella lotta alla criminalità organizzata. Stupito di quanto avvenuto a Seregno? «Per nulla. Del resto, lo avevamo già scritto come Osservatorio... nel 2015!». L’anno delle elezioni? «Avevamo fatto un’analisi comparata di programmi elettorali e dei candidati di tutte le forze politiche. E i dubbi c’erano già tutti su troppe situazioni di opacità che si sono realizzate quando ha vinto il sindaco Edoardo Mazza con la sua squadra». Che significa? «Ci sono troppe aeree grigie grazie alle quali la criminalità organizzata intreccia relazioni con il mondo politico e con quello dell’imprenditoria. Se ne è avuta la riprova anche con questa ultima inchiesta, nella quale sono stati arrestati o hanno ricevuto interdittive imprenditori e politici. Del resto, già nell’inchiesta Infinito del 2010 la Magistratura parlava di politici come “capitale sociale dell’organizzazione criminale”». C’è sempre di mezzo il mattone... «A Seregno si è visto. Per l’urbanistica è finito sotto processo l’ex assessore Attilio Gavazzi e si è montato il caso Luca Talice, rimasto vittima di una violenta guerra sul piano regolatore. È un quadro di sistema». Che vuol dire? «In Brianza ci sono almeno una decina di Comuni che andrebbero sciolti per infiltrazioni mafiose, lo ha detto di recente anche Nando Dalla Chiesa, sociologo ed esperto di criminalità organizzata». Quali? «Seregno ora, prima Desio, e poi ci sono situazioni opache a volte imbarazzanti anche a Limbiate, Cesano Maderno, Carate Brianza, Giussano...». E Monza? «È terra di nessuno, anche alla criminalità organizzata va bene così: qui ci sono più conti correnti che residenti, qui si fanno le transazioni». Qual è il problema della Brianza? «Che è diventata una lavanderia di denaro sporco. Oggi investe in imprese che ormai gestiscono pezzi dell’economia “legale”». La nostra imprenditoria è vittima o complice? «Lo dicono gli inquirenti, qui pur di fare affari sovente ci si allea con la ‘ndrangheta. In una indagine della Camera di Commercio di Monza e Brianza, condotta su circa un migliaio di aderenti, emerge che gli imprenditori, per affrontare la crisi, vuoi di liquidità oppure di accesso agli appalti, si affidano alla criminalità organizzata». Cosa si può fare? «Le nostre forze dell’ordine stanno facendo un lavoro straordinario, ma esaurito il dato emozionale del momento, quando si spengono le luci le cose tornano esattamente come prima». E quindi? «Devi colpire i mafiosi sui soldi, sequestrare i conti correnti e le loro imprese, non soltanto le case... Su questo fronte siamo molto in ritardo in Brianza, ci si sta limitando a sequestrare qualche edificio. E bisogna tenere alta la guardia, perché i fatti succedono continuamente. Del resto in Lombardia ci sono 130mila utilizzatori che acquistano al mercato della cocaina, di questi almeno 8mila sono in Brianza: la ‘ndrangheta fa i soldi così, è questa la galline dalle uova d’oro, e poi li deve reinvestire». Torniamo a Seregno. «Quel Consiglio comunale va sciolto, anche se la maggioranza si è dimessa in massa proprio per evitarlo. I seregnesi hanno bisogno di tempo per rigenerarsi e voltare pagina. E attenzione, quell’inchiesta non è ancora conclusa». Il Tribunale del Riesame ha però appena scarcerato l’imprenditore Antonino Lugarà, per «mancanza di gravi indizi». Potrebbe essere un duro colpo a tutta l’inchiesta... «Attenzione, ci vuole prudenza. Ricordiamo che, in passato, il Tribunale del Riesame ha rimesso in libertà imputati che alla fine del processo furono condannati. Oppure ha concesso i domiciliari a personaggi come Giulio Lampada, considerato esponente di punta dei clan».