L’incubo del tallio non svanisce: i morti in famiglia salgono a tre

Nova, vana ogni terapia. Esami sugli alimenti assunti in Friuli

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Nova Milanese (Monza), 14 ottobre 2017 - La domanda, inquietante, rimane senza risposta: cosa ha portato all’intossicazione da tallio che ha colpito una intera famiglia di Nova Milanese? Le ipotesi più disparate – dagli escrementi dei piccioni all’acqua del pozzo, fino al purè di patate e da ultimo il condizionatore d’aria - continuano a tormentare gli inquirenti e soprattutto i familiari. La pista più concreta resta quella dell’ingestione. Non ci sono dubbi, invece, sul fatto che il metallo-killer stia mietendo vittime una dopo l’altra, senza lasciare via di scampo. Implacabile. Ieri, la terza. Alle 3.10 di notte è deceduta anche Maria Gioia Pittana, 87 anni, la moglie di Giovanni Battista e madre di Patrizia Del Zotto, morti a poche ore di distanza l’uno dall’altra in ospedale a Desio il 2 ottobre scorso. Dopo alcuni giorni di agonìa, in condizioni già parecchio critiche, l’anziana non ha più retto l’urto della sostanza entrata nell’organismo. Rimangono in tre, ricoverati presso il presidio di via Mazzini: Laura Del Zotto, sorella di Patrizia, e la badante Serafina Pogliani, entrambe nel reparto di Neurologia. Ed Enrico Ronchi, marito di Patrizia, in Medicina. Per tutti le condizioni sono stabili.

La procura di Monza ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e lesioni, contro ignoti. Sta coordinando le indagini, insieme ai colleghi del Friuli. È ormai chiaro – quantomeno – che va esclusa ogni ipotesi di una possibile contaminazione di altre persone, al di fuori del nucleo famigliare dei Del Zotto, «famiglia operosa, sempre in prima linea, molto attiva, conosciuta e apprezzata dalla comunità», come l’ha definita ai funerali di «Giò Batta» e della figlia Patrizia il parroco di Nova don Luigi Caimi. Anche sul corpo di Maria Gioia Pittana verrà eseguita l’autopsia.Dall'esito dell’esame si attende la conferma che il tallio sia entrato per ingestione. Fondamentale anche l’accertamento sulle bustine di topicida trovate nella soffitta della casa di Varmo, a Udine. Non è da escludere che una di esse possa essere stata utilizzata erroneamente, durante la preparazione di un piatto. Come non si può escludere che le patate del purè indicato dalla badante possano essere state «contaminate» dallo stesso veleno. A patto che contenga tallio. Una serie di alimenti aperti sono stati sequestrati sia nel casolare di campagna di proprietà della famiglie che nell’abitazione di Nova Milanese. I riscontri devono ancora arrivare tra le mani degli inquirenti.

Giovedì i carabinieri di Rivignano hanno prelevato i filtri del condizionatore e del deumidificatore della casa di villeggiatura. Per poter «mettere una pietra sopra» anche su questa pista. Il giallo resta al momento senza una soluzione. E impegna al massimo, di pari passo, inquirenti e medici: tutti concentrati su una sfida quanto mai complessa.