La monzese Vanessa Palombini: due occhi che valgono Oro

È la guida della neocampionessa mondiale paralimpica Arjola Dedaj

Vanessa Palombini con Arjola Dedaj

Vanessa Palombini con Arjola Dedaj

Monza 22 luglio 2017 - "Vai, vai, vai», urla Vanessa. Arjola la sente. Corre veloce verso quel «vai» come fosse una calamita potentissima. Una, due... dieci falcate. Salta. Vola lontano. Quattro metri e 65 centimetri! È oro nel salto in lungo T11 (ciechi) ai campionati Mondiali paralimpici di Londra. Arjola e Vanessa si abbracciano avvolgendosi in un Tricolore piovuto dalle tribune. Gioia. Emozione. È festa nello stadio «senza differenze di nazionalità, di disabilità. Una sensazione pazzesca!», racconta Vanessa.

Il successo è quasi tutto nei muscoli e nella forza di volontà Arjola Deadj, albanese di nascita e dal 2014 cittadina italiana, affetta da una malattia degenerativa che le ha progressivamente fatto perdere la vista, ma non la grinta e la voglia di vivere e stupire. Ma a «prestarle» gli occhi c’è Vanessa Palombini «Romana de Roma» ma da diversi anni residente a Monza nel quartiere San Fruttuoso. «È stata un’emozione indescrivibile. Lo stadio che esulta, il Tricolore. Io e Arj, più forti di tutto, di ogni ostacolo». Perché nonostante cerchi di sminuire il suo ruolo «il fenomeno - dice - è Arj!», dietro questo oro c’è anche tanto di Vanessa che respira atletica da quando era piccola con risultati, in gioventù, di primissimo livello nazionale (ha un personale di 58”74 quando, per intenderci, l’attuale record italiano è di 54”54) e che è stata sposata con il campione mondiale sui «3000 siepi» nel 1987, Francesco Panetta. «Lui e i nostri due splendidi figli mi hanno seguito in Tv e hanno fatto un gran tifo per me e Arj».

«Io e Arjola ci siamo conosciute sulle piste di atletica nel 2012 e abbiamo incominciato a correre insieme. Ne è nata una bellissima amicizia. Poi lei si è cimentata anche nel salto e io l’ho seguita. Ci alleniamo fra Sesto e Cernusco», dice Vanessa che nella vita fa l’insegnante di pilates al Synergie Studio di Seregno.

Ma qual è il ruolo di Vanessa? «Io la posiziono sulla pedana. Mi piazzo vicino al punto di battuta. Le urlo “vai”. Lei segue la voce. Conta i passi e stacca». Una sequenza che presuppone un silenzio assoluto. «Certo - sorride Vanessa - mi sono venuti i brividi quando all’ultimo salto, con la medaglia già in tasca, Arj ha chiesto allo stadio l’applauso ritmato che carica i grandi atleti. Ma lei è così! Ha voluto provare anche questo brivido».

E giovedì sera a Londra gli occhi di Vanessa erano ancor di più quelli di Arjola. «Arj indossava una maschera disegnata per l’occasione dalla figlia undicenne di una coppia di amici che hanno una stamperia. Per realizzarla si è ispirata ai miei occhi che, in questo modo, in Inghilterra sono stati fisicamente quelli di Arjola».

E ieri pomeriggio Vanessa è salita sul podio insieme con l’amica Arjola per mettersi al collo la meritata medaglia d’oro prima di risalire sull’aereo che le ha riportate in Italia. «Per me che ho fatto atletica essere a una rassegna mondiale in uno stadio così importante è stata un’emozione davvero pazzesca. Indimenticabile!».