Tribunale, maxi-debito da 22 milioni. "Ve ne paghiamo 2. In trent’anni"

Monza, il municipio chiede al Governo i soldi spesi per affitti e lavori

MONZA_WEB

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Monza, 22 settembre 2017 - «Hai anticipato 21,8 milioni di euro in sei anni e te ne ho ridati solo 7 e mezzo? Capita: ora la legge è cambiata, e chiudiamo tutto con 2 milioni che ti pago a rate di 67.300 euro per i prossimi 30 anni». È un conto “alla romana”, per non dire una vera e propria “sòla”, quella che è arrivata dal ministero della Giustizia in Comune a Monza per saldare i vecchi debiti che il governo ha in città. Una proposta che ha il tono perentorio di un decreto ministeriale per la chiusura definitiva del conto aperto dal 2009 al 2015 per le spese sostenute dal municipio per la manutenzione del Tribunale e dei costi delle altre sedi giudiziarie in città, dopo che a settembre 2015 sono cambiate le norme.

Risale al 1941 la legge che affidava ai Comuni l’incarico di anticipare le spese di gestione degli uffici giudiziari presenti sui rispettivi territori, con rimborsi annuali da parte del ministero della Giustizia. Negli ultimi anni rimasti quasi sempre sulla carta. Un sistema che è durato fino a settembre 2015, quando il governo ha invece deciso di passare alla gestione diretta delle sedi giudiziarie. Da qui, la necessità di chiudere la partita degli arretrati, anche con Monza. Qui la lista delle spese arretrate per il Palazzo di Giustizia e le altre cinque sedi in affitto in città per Giudici di Pace, archivi e distaccamenti della Procura parte dal 2009 e arriva a settembre 2015: l’anticipo pagato dal Comune è stato di circa 3 milioni l’anno, per un totale di 21,8 milioni di euro, per cui il rimborso ministeriale non è mai stato né puntuale né preciso. E alla fine dei 6 anni l’incasso per Monza si è fermato a 7,5 milioni: un terzo quindi dei rimborsi dovuti dal ministero che lascia un debito aperto verso la città di 14,2 milioni.

Un conto che a Roma si è deciso di saldare con i criteri stabiliti da un decreto di marzo 2017 e che «in virtù di tale disposizione riconosce che il contributo residuo al Comune di Monza sarebbe pari a 2.021.760 euro, dilazionabili in rate trentennali di 67.392 euro cadauna». Per questo, la Giunta comunale ha deciso di impugnare il decreto per la «notevole sproporzione» tra le spese anticipate e i conteggi del decreto al punto da rilevare «una grave lesione per l’Ente, con conseguenti ricadute negative sul bilancio comunale». Per questo Monza, come anche altri municipi, all’inizio della settimana ha presentato ricorso contro il decreto del governo, sobbarcandosi stavolta le spese legali che però saranno condivise con Anci Lombardia in una battaglia comune delle città lombarde contro i conti «alla romana».