Lissone, Simone Manigrasso campione senza limiti

Premiato in Comune il giovane che alle Paralimpiadi di Londra ha conquistato due medaglie d'argento nei 400 metri piani e nella staffetta 4x100

Simone Manigrasso riceve  il premio  dalla sindaca Concettina Monguzzi

Simone Manigrasso riceve il premio dalla sindaca Concettina Monguzzi

Lissone, 17 settembre 2017 - Rialzarsi e correre, veloce come il vento, fino al tetto del mondo. Fino a diventare vicecampione mondiale dei 400 metri piani. A 27 anni, a quattro anni dall’incidente in moto a seguito del quale ha subito un’amputazione alla gamba sinistra. È la storia del lissonese Simone Manigrasso, atleta paralimpico che a luglio, con la maglia della Nazionale, ha vinto la medaglia d’argento ai Campionati Mondiali Paralimpici di Londra nella gara individuale sui 400 nella categoria T44, dove corrono le persone amputate a una sola gamba e coloro che hanno deficit motori moderati a uno o entrambi gli arti inferiori.

Ma Simone non si è fermato lì. Accanto al secondo gradino del podio nei 400 ha conquistato anche un altro argento, con la staffetta 4x100, e un sesto posto nei 200 metri piani. Un esempio, sportivo e non solo. Un simbolo della volontà di farcela, contro ogni difficoltà. Un simbolo che ieri mattina in Comune è stato celebrato ufficialmente dalla sua città, insignito di una targa assegnatagli «con ammirazione e orgoglio» dall’Amministrazione.

«Ho iniziato per caso a praticare l’atletica – racconta Manigrasso –. Non l’avevo mai fatta prima. Dopo l’incidente volevo tornare a fare sport e così ci ho provato: ho visto che correre mi piaceva e che facevo anche buoni tempi, seppur, all’epoca, con una protesi che non era il top di gamma. Poi, con una protesi migliore, i tempi sono anch’essi migliorati». 

L’incontro con un altro atleta paralimpico azzurro, Emanuele Di Marino, lo ha portato a trovare una squadra e un allenatore. «È da un anno e mezzo che faccio davvero atletica – continua il 27enne lissonese –. Perciò sono stupito dei risultati che ho ottenuto. A Londra non ho fatto il mio tempo migliore, ma lì l’importante era vincere una medaglia». Come infatti è avvenuto. Anzi, di medaglie Simone ne ha vinte ben 2. Risultati arrivati grazie alla dedizione, alla forza di volontà e alla capacità di sacrificarsi. «Faccio 8-10 allenamenti alla settimana, quindi tutti i giorni e alcuni giorni con doppia seduta, la mattina e il pomeriggio – spiega –. Bisogna rinunciare a un po’ di cose, rinunciare a qualche uscita, fare sacrifici, che però sono pienamente ripagati da questi risultati». 

«Ho iniziato stabilendo il record italiano sui 100 metri, poi sono riuscito a centrarlo anche nei 200 – ricorda –. Queste gare sono la mia specialità. I 400 metri invece li ho iniziati a preparare 3 mesi prima dell’appuntamento di Londra. Pure su questa distanza ho fatto il record italiano. E nella staffetta 4x100 dei Mondiali abbiamo abbassato il record italiano di 3 secondi». Un presente di soddisfazioni, che già guarda al futuro. «Ora, dopo le vacanze, ho ripreso ad allenarmi - continua -. Verso metà ottobre comincerà la preparazione vera e propria. L’obiettivo sono gli Europei che si terranno a Berlino nel 2018, mentre l’obiettivo più grande è Tokyo 2020, le Olimpiadi».

Ma bisogna procedere e pensare passo passo, concentrarsi anno per anno». Un percorso impegnativo, ma Manigrasso è ormai abituato alle sfide. «Quando uno subisce un trauma è inevitabile avere delle ripercussioni - sottolinea -. Il primo anno dopo l'incidente ero un po' in crisi. Poi ho deciso che dovevo ricominciare, volevo riprendermi in mano la vita, tornare quello che ero prima, per dimostrare soprattutto a me stesso che potevo farcela, che se volevo qualcosa la potevo ottenere. Perché la gamba non torna più, ma la vita c'è».