Papà di 6 figli e con 3 lauree spedisce 500 curriculum. La risposta: "Troppo qualificato"

"La laurea? In Italia è un demerito. Bisogna nasconderla, per trovare lavoro. Siamo all’assurdo"

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Monza, 19 gennaio 2018- «La laurea? In Italia è un demerito. Bisogna nasconderla, per trovare lavoro. Siamo all’assurdo». Un assurdo moltiplicato per tre, per Gaetano C., 44enne originario di Rovigo ma residente in Brianza, visto che lui di «pezzi di carta» ne ha brillantemente fatto la collezione: in Legge, Lettere e Scienze Politiche. Quasi a pieni voti. Tre lauree. Più di 500 curriculum spediti in ogni dove. Almeno 100 colloqui fatti. Nessun lavoro fisso trovato. «Solo qualche anno da professore precario e lavoretti saltuari, come fare ripetizioni», racconta, amaro e disilluso.

«Una situazione dolorosa», la definisce, tanto più perchè deve mantenere ben 6 figli. E la moglie lavora in un bar, precaria anche lei. «Come facciamo a portare avanti la famiglia?», si domanda. Di recente, poi, la beffa: si presenta al Centro per l’impiego e l’addetto, dopo aver valutato il suo “identikit“ lo gela: «Mi spiace, è troppo qualificato: qui gestiamo più che altro lavori manuali o impiegatizi». «I laureati li scartano a priori - dice l’uomo -, non è un merito è qualcosa di negativo. Ho dovuto protestare e insistere parecchio, per essere iscritto: del resto, ormai sono disponibile a qualsiasi tipo di lavoro, a patto ovviamente di esserne in grado. Non penso di sapere fare l’operaio, ma l’impiegato potrei farlo tranquillamente».

Il fenomeno è piuttosto diffuso: si definisce “over education“, troppo educati per lavorare. E non si parla di bon-ton bensì di studi, titoli. «Sto impazzendo da anni per trovare una soluzione ma senza esito - racconta -, devo accontentarmi di qualche lavoretto precario, che lascia il tempo che trova, che tiene tutto in bilico. Non pretendo un posto in linea con i miei studi ma almeno degno: non un call center, ad esempio, dove lavori un mese per portare a casa magari 300 euro, con i quali non paghi nemmeno una bolletta». Per andare avanti naviga a vista, chiedendo aiuto ai genitori: «Ci aiutano loro, per fortuna. Ma non è concepibile. Io non demordo ma più passa il tempo e più si fa dura, anche perchè non sono più un ragazzo. Mi appello alla politica, fate qualcosa per cambiare il mercato del lavoro».