K-Flex di Roncello: operai in tenda di notte per non farsi portare via l’azienda

Dai 6 giorni in presidio permanente contro il rischio delocalizzazione

Operai accampati alla K-Flex (Radaelli)

Operai accampati alla K-Flex (Radaelli)

Roncello, 30 gennaio 2017 - Tre gazebo, un fuoco per scaldarsi, sedie, panche e tavoli da campeggio. E soprattutto tante coperte di lana per coprirsi quanto cala il gelo. «È dura con questo freddo ma da qui non ce ne andiamo fino a quando non avremo risposte», dicono i lavoratori della K-Flex che da sei giorni sono accampati fuori dalla fabbrica che produce isolanti in gomma. Sono davanti ai cancelli per impedire l’ingresso dei camion e l’uscita di merce e macchinari. Temono che la proprietà voglia smantellare tutto e portare la produzione in Polonia, dove la K-Flex ha uno stabilimento. A rischio ci sono 250 posti di lavoro. Ieri sera siamo stati tra loro. «La notte restano i più forti perché dormire in macchina non è da tutti», raccontava Grazia Fradi, tra le più attive a organizzare la lotta. È lei che fa la spesa con la cassa comune creata con piccole donazioni dei lavoratori e l’aiuto della Cgil: «ogni mezzogiorno con la mia amica Raffaella prepariamo 150 piatti. Roba fredda: panini, formaggio e salumi. Ma abbiamo anche un grill per cuocere la carne. Anche parenti e familiari non ci lasciano soli. Venerdì hanno fatto le lasagne per noi».

A OLTRANZA Accampati fino a quando l’azienda non negherà tutto
A OLTRANZA Accampati fino a quando l’azienda non negherà tutto

Giovedì sera è passata a fare compagnia una delegazione di 20 dipendenti della Star di Agrate Brianza. Grazia che arriva da Ciserano, un pase della bergamasca, è entrata nella Isolante K-Flex nel 1989 quando a Roncello è stata aperta la prima fabbrica. Allora la società era una piccola realtà a conduzione familiare mentre oggi è un impero che ha messo radici in tutto il mondo, puntando molto sulla internazionalizzazione. Il fondatore, Amedeo Spinelli, è rimasto presidente del Gruppo multinazionale che conta 1500 dipendenti, mentre al timone, nel ruolo di amministratore delegato, c’è il figlio Carlo.

Nell’ultimo incontro in Assolombarda il papà ha cercato di tranquillizzare i sindacati ripetendo che non c’è la volontà di licenziare e di lasciare la Brianza. Ma i dipendenti non gli credono. E per questo non lasciano il presidio. Grazia vorrebbe sapere cosa sarà di lei: «sono divorziata e mi devo mantenere. Ho un mutuo da pagare e un padre anziano da accudire, visto che vive con una pensione di 600 euro al mese». A 55 anni si ritrova ad un passo dalla precarietà: «Se mi va bene dovrò lavorare altri 10 anni per vedere la pensione. E la mia non è la situazione peggiore, abbiamo famiglie intere in K-Flex: marito e moglie, o marito, moglie e figlio. Non ci tengano nel limbo, ci facciano sapere di che morte dovremo morire». Qui in Brianza, in via Leonardo da Vinci 36, c’è la casa madre, il cuore del Gruppo.

«L'azienda ha dichiarato che entro qualche mese lascerà lo stabilimento; temiamo stiano conducendo un’operazione di delocalizzazione verso la Polonia, prendendo in giro noi lavoratori che vediamo davanti a noi il precipizio della perdita del posto di lavoro», racconta Gennaro De Vivo, 50 anni, sposato, che lavora nel reparto mescole, l’impasto di gomma da cui si ricava l’isolante K-Flex. «Noi lavoratori abbiamo contribuito a rendere grande la società e ora questo è il ringraziamento. Non so quante trasferte all’estero ho fatto per l’apertura delle nuove fabbriche anche in Malesia, Cina, Turchia». Deluso si dice anche Aziz Boumtira, 51 anni, venuto in Brianza dal Marocco, moglie italiana, un figlio di 11 anni: «In 26 anni avrò fatto si e no una settimana di malattia. Abbiamo lavorato anche sabato e domenica, con la neve, persino a Pasqua quando ce lo chiedevano. Adesso non ci dicono neppure cosa vogliono fare di noi». A dicembre, sotto Natale, avevano tentato di smontare due grosse macchine industriali da portare in Polonia «ma lo abbiamo impedito», ricordano. Per Matteo Moretti, della Filctem Cgil, che non lascia neppure per un attimo il presidio: «l’atteggiamento dell’azienda è incomprensibile. La fabbrica è ferma da 6 giorni e l’amministratore delegato Carlo Spinelli non si presenta al tavolo per comunicare ai lavoratori le scelte aziendali. Proseguiamo con lo sciopero e chiediamo alle istituzioni di intervenire per il mantenimento dei 250 posti di lavoro, visto che l’azienda fa utili e si espande in tutto il mondo. Basta delocalizzazioni, intervenga il Governo».

I sindacati ricordano che K-Flex ha un bilancio in utile e tre anni fa ha già licenziato 46 lavoratori. Domenico Frustagli (Femca-Cisl) chiede «chiarezza sul futuro di questi lavoratori». Mercoledì e giovedì hanno in agenda due incontri con la Provincia e la Regione e poi, un terzo, in data da definirsi, al ministero dello Sviluppo economico. Ieri mattina hanno ricevuto la visita dell’onorevole Roberto Rampi e di una delegazione del Pd : Piero Virtuani, Lorenzo Sala e Margherita Brambilla.