K-Flex, si alza la protesta: "Dopo l'Italia prende aiuti pure dall'Europa"

H achiuso in Brianza per delocalizzare in Polonia

I lavoratori della K-Flex in corteo

I lavoratori della K-Flex in corteo

Monza, 22 ottobre 2017 - «Oltreil danno, la beffa. La Kflex chiude in Italia e poi ottiene i finanziamenti europei per crescere in Polonia». Dall’arcipelago della sinistra brianzola si alza un grido di protesta dopo la scoperta che l’Europa ha assegnato attraverso un bando ancora soldi pubblici, dopo quelli ottenuti in Italia, alla K-Flex, alla multinazionale brianzola leader mondiale in isolanti in gomma termici e acustici, che a maggio ha chiuso la fabbrica di Roncello e messo alla porta 187 lavoratori, «delocalizzando la produzione proprio in Polonia - dice Luciano Perrone, del direttivo provinciale di Sinistra italiana -. Per questo la notizia pubblicizzata sul sito web della K-Flex Polonia ci lascia sbigottiti. Ad oggi meno di un terzo di questi lavoratori sono riusciti a ricollocarsi con varie tipologie contrattuali, per gli altri c’è ancora l’estenuante ricerca di un posto di lavoro che non arriva».

Durante la protesta degli operai brianzoli, vissuti in tenda da gennaio a maggio fuori dallo stabilimento di Roncello, tutto il mondo politico era sfilato in segno di solidarietà. Angelo Spada, coordinatore provinciale di Rifondazione comunista, ricorda però che «a fronte degli impegni che molti nelle istituzioni avevano promesso di adoperarsi per una legislazione che impedisse le delocalizzazioni o che perlomeno non finanziasse quelle aziende che portano all’estero la produzione, si realizza un nuovo gettito di soldi pubblici europei e dunque anche italiani mediante un progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale volto a Istituzione di Centro Ricerca e Sviluppo K-Flex R & D». «Tali fondi – si legge in un documento firmato da Sinistra italiana, Prc, Articolo 1–MDP e Comitati di Possibile - ammontano a 1,9 milioni di  euro di valore del progetto e 440mila euro cofinanziati per promuovere la ricerca e sviluppo proprio nel sito polacco dove l’azienda ha delocalizzato la produzione. Tutto ciò lo consideriamo inaccettabile e uno schiaffo a quei 187 lavoratori che si sono battuti per il mantenimento del posto di lavoro».

Da qui la levata di scudi con la richiesta ai propri parlamentari europei «di fare chiarezza sulla vicenda» e a quelli nazionali «di portare in Parlamento già in questa legislatura la discussione di una proposta di legge che intervenga sulle delocalizzazioni». In programma anche un grande evento pubblico da tenere in Brianza per dare voce ai lavoratori delle aziende in crisi. «Il tema del lavoro – aggiunge Giorgio Garofalo, MDP – deve tornare a essere una priorità di fronte alle tante situazioni in cui imprenditori e imprese senza scrupoli, noncuranti della responsabilità sociale, azzerano livelli occupazionali pur in presenza di condizioni economiche e finanziarie positive, utilizzando spesso soldi pubblici».