Operai K-Flex, presidio di Pasquetta: tavoli tra le fabbriche in difesa del lavoro

I lavoratori e le loro famiglie lottano da 85 giorni contro 187 licenziamenti e la chiusura della fabbrica

Il presidio di Roncello

Il presidio di Roncello

Roncello (Monza e Brianza), 18 aprile 2017 - Due grandi tavoli apparecchiati tra le fabbriche e le tende e la carbonella che brucia sulle griglie. Ogni tanto arrivano donne e bambini che portano torte fatte in casa, pentole e padelle piene di cose buone da mangiare. La Pasquetta al presidio operaio della K Flex. Verso mezzogiorno ci sono già 60 persone: i lavoratori e le loro famiglie che lottano da 85 giorni contro 187 licenziamenti e la chiusura della fabbrica. Ma oggi è il Lunedì dell’Angelo e anche qui si fa festa. Sperando in un futuro migliore.

Stefano Melis si aggira tra pentoloni che bollono su fuochi di fortuna. Ogni tanto corre a controllare le griglie e a dare istruzioni su come bruciare la legna per lo spiedo. Lui è il cuoco del campo: "Mi sono sempre dilettato ai fornelli. Ho anche lavorato nella ristorazione prima di essere assunto in K Flex. Ho cercato di non fare mancare mai un piatto caldo ai colleghi del presidio. Oggi ho preparato agnello con carciofi, costine in umido e pasta al pomodoro per i bambini", racconta. La dispensa, alle sue spalle, è piena di pelati, pasta, scatole di legumi. Non manca niente: "Tutta roba che ci hanno regalato. Abbiamo trovato tante persone che ci hanno aiutato. Tanta solidarietà. Una cosa che ti scalda il cuore".

Un piccolo imprenditore della zona ha prestato un grande frigorifero, le griglie, i tavoli e le sedie. La dispensa è piena ma per la Pasquetta tutti hanno portato da casa qualcosa da mangiare. Piatti tipici regionali, espressione della varietà umana di cui è fatto il presidio. Qualcuno ha preparato la pastiera napoletana. Lena Golino, una delle lavoratrici, ha portato la pizza di maccheroni: spaghetti mischiati con salame e formaggio e passati al forno che "ti viene voglia di mangiarli sono a guardarli". Anche il marito di Lena, Ciro Pernice, lavora in K Flex: "La nostra preoccupazione è doppia, entrambi saremo licenziati". Con loro c’è il figlio Andrea che fa la terza liceo mentre l’altra figlia, Valeria, frequenta l’università. Anche Donato Viglione e la moglie Emanuela sono venuti con le figlie per la Pasquetta in mezzo alle fabbriche, nel quartiere industriale. E lo stesso ha fatto Lorenzo Gura: le sue due bambine vanno in giro con una ciotola pieno di ovetti di cioccolato, la moglie Elisabetta ha fatto una torta salata e con le strisce di pasta ci ha scritto 187.

Tanti saranno i licenziamenti se da qui al 26 aprile la famiglia Spinelli, proprietaria della K Flex, non cambierà idea sul fatto di chiudere la fabbrica. Poco più in là c’è Marco Vallone con la moglie Annamaria e i figli. Seduto al tavolo c’è Matteo Moretti, il sindacalista della Filctem, e i suoi tre bambini: dal 24 gennaio, da quando con sei gradi sotto zero sono state montate le prime tende, vive con i suoi amici operai: "La nostra lotta è una dimostrazione di solidarietà, dignità e fratellanza: sono rappresentate 31 etnie e si aiutano l’un l’altro". A Pasqua sono stati gli operai di religione islamica a piantonare la fabbrica permettendo di stare in famiglia ai colleghi italiani di fede cristiana.