Monza, bancarotta e abuso d'ufficio: arrestati imprenditori e collaboratori del tribunale

Nei guai anche due commercialisti, padre e figlio, con incarichi di curatori fallimentari

Il Tribunale di Monza

Il Tribunale di Monza

Monza, 13 febbraio 2018 - I militari della Guardia di finanza di Monza hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari e interdittiva, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Monza, nei confronti di imprenditori e 2 commercialisti brianzoli (padre e figlio), collaboratori del Tribunale di Monza con incarichi di curatori fallimentari in numerose procedure concorsuali e custodi di beni pignorati.

In seguito al fallimento di una società di Monza che operava nel settore dell'installazione di impianti elettrici, il curatore fallimentare ha rilevato alcune anomalie nella gestione dell'impresa relativa al periodo immediatamente precedente al fallimento, dichiarato a gennaio del 2016. In particolare, è emersa l'esecuzione di pagamenti preferenziali per un importo complessivo di 100.000 euro nei confronti di soci e professionisti nonché la costituzione di una nuova società, con lo stesso oggetto sociale dell'impresa fallita, nella cui compagine sociale figurava, come socio di maggioranza, un noto commercialista brianzolo. La Procura della Repubblica di Monza ha delegato a indagare sulle irregolarità il locale gruppo della Guardia di finanza, che ha approfondito la situazione amministrativa, contabile e societaria della fallita, orientando le indagini, svolte anche mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, nella ricostruzione delle condotte illecite e dei relativi responsabili.

Le fiamme gialle hanno accertato la distrazione di due rami d'azienda della fallita a beneficio della nuova società, appositamente costituita per svuotare il soggetto in crisi, in assenza di qualsiasi contratto e/o corrispettivo. Nel realizzare queste condotte illecite i tre imprenditori hanno ricevuto il contributo determinante di due commercialisti brianzoli, i quali hanno fornito, da un lato, ausilio tecnico per sottrarre alla società fallita i rami d`azienda e, dall`altro, la disponibilità per nascondere la reale titolarità dell`impresa neo-costituita - riconducibile ai tre imprenditori mediante l`intestazione fiduciaria del 95% delle quote di quest`ultima. Il commercialista più giovane era in evidente conflitto di interessi poiché seguiva come clienti dello studio del padre i tre imprenditori nonostante fosse anche custode giudiziario, nominato dal Tribunale di Monza, di un immobile pignorato alla società fallita. Proprio in tale veste risulta, inoltre, indagato per il reato di abuso di ufficio per aver omesso di esigere canoni di locazione dall`occupante del citato immobile, procurando in tal modo un ingiusto vantaggio pari a circa 300.000 euro alla società poi fallita che, in forza del contratto di locazione, continuava ad incassare i relativi canoni.

Nel corso delle indagini, i finanzieri hanno poi accertato un singolare episodio commesso dagli stessi imprenditori, padre e due figli, nell`ambito di un`altra procedura fallimentare: hanno espiantato dal giardino di pertinenza di un immobile di proprietà della società fallita alcuni alberi di pregio cioè un ulivo secolare e due pini, da vendere a terzi interessati, sottraendoli alla massa fallimentare. Le prove acquisite dalla Guardia di finanza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, hanno portato all`emissione da parte del gip di un`ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei tre soci della fallita e del più giovane dei due commercialisti, nonché di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche per la durata di sei mesi nei confronti dell`amministratore della società neo-costituita e di divieto temporaneo di esercitare la professione di commercialista, per la durata di sei mesi, nei confronti dell`altro professionista.