Il Parco di Monza perde i grandi concerti: stop agli I-Days

Un appuntamento che nel 2017 è stato capace di portare in quattro giorni oltre 207mila persone con un cast stellare dai Radiohead ai Green Day

Folla al concerto di Justin Biber al parco di Monza

Folla al concerto di Justin Biber al parco di Monza

Monza, 22 novembre 2017 - Monza ci è riuscita a perdere gli I-Days. Più preoccupati, tutti, a pensare a come guadagnare su un evento planetario invece che fare di tutto per spianare la strada a un festival che – piaccia o no – è stato capace di portare in quattro giorni oltre 207mila persone con un cast stellare fra Radiohead, Green Day, Linkin Park, Blink 182 e Justin Bieber. Numeri da sorpasso perfino pure sul Gran Premio di Formula Uno. Tanto per dire.

Un successo. Con la promessa istituzionale che il pratone della Gerascia sarebbe diventato la sede fissa per i (grandi) concerti nel Parco. Parole. Perché nei fatti le condizioni imposte dall’autodromo per affittare la Gerascia e la “tassa di soggiorno” di un euro a biglietto per i turisti musicali ipotizzata dal Consorzio Parco e Villa hanno fatto scappare anche gli unici organizzatori che avevano mostrato interesse verso Monza. Ovvero Live Nation, la società che con Indipendente Concerti ha fatto scoprire Monza e il suo Parco alle grandi major. Si sono ben guardati dal firmare il contratto della durata di tre anni (2018-2020) che prevedeva la possibilità di organizzare – dal 15 giugno al 31 luglio – un massimo di 4 concerti all’anno, un canone di 100mila euro a stagione e anche il riconoscimento di un euro a biglietto con un minimo garantito di 50mila euro per ciascun anno. Condizioni imposte da Sias (la società che gestisce il Monza Eni Circuit) ed evidentemente fuori mercato. Almeno rispetto a quelle proposte a Live Nation dall’ente della fiera di Rho-Pero.

Lì dovrebbe traslocare il festival I-Days 2018. Con buona pace di chi si è fatto portar via un evento che a metà giugno ha richiamato in quegli 8 ettari di verde alle spalle della Tribuna della parabolica fan da 85 Paesi del mondo. E Monza, dopo aver vissuto un anno da rockstar, si ritrova a dover ripartire da capo. Nel senso che l’unica salvezza è ritornare alle origini di tutto. Dal Brianza Rock Festival. Da quella scommessa fatta quasi per gioco, fra amici, a Cesano Maderno poco più di una manciata di anni fa. E cresciuta nel tempo grazie alla passione di Roberto Masi. Fino a diventare gli I-Days di quest’anno ma senza perdere la sua natura di palcoscenico per giovani band. Con il sostegno di Regione Lombardia è nato un concorso a cui hanno partecipato 614 band da tutta Italia e 16 di loro sono finite nella scaletta del festival. Sotto i riflettori del mondo. Live Nation e Indipendente Concerti hanno cambiato aria. Si sono sfilati dal Parco.

Mentre il Brianza Rock Festival resta. A Monza. Per il momento la data che rimbalza sui social è la tregiorni dal 6 all’8 luglio. Ancora da definire il format e gli artisti. I big sono già andati. Hanno già definito calendario e tappe dei loro tour mentre Monza si attorcigliava fra politica, conti e burocrazia. Ma l’obiettivo sarebbe di organizzare anche due, tre concerti singoli. Uno con numeri da palazzetto (intorno ai 12mila spettatori) ma gli altri con nomi capaci di richiamare fino a oltre 70mila persone. Le trattative sono in corso e nelle prossime ore anche Monza potrebbe avere la sua scaletta. E comunque nel Parco non esiste solo l’autodromo. Chi cerca una location per un grande concerto potrebbe saltare un passaggio, trattare direttamente con il Consorzio e puntare dritto, magari, all’ex ippodromo. Sul prato che a marzo ha ospitato la messa del Papa.