Francesco Panetta, il campione che ha scelto Monza

Dal 1989 vive in città e molti sui successi sono frutto degli allenamenti nel Parco di Monza "di cui si può dire conosco ogni foglia". E ora ha scritto un libro per raccontare la sua vita di atleta

Francesco Panetta

Francesco Panetta

Monza, 21 novembre 2017 - Campione del Mondo. Campione Europeo. Un primato italiano che resiste da 30 (trenta!) anni nei 3000 siepi. E poi una sfilza di titoli nazionali nel 5.000, 10.000 e Corsa camprestre. Nei trionfi di Francesco Panetta c’è anche un pizzico di Monza. Un atleta straordinario (ritiratosi dall’attività agonistica a metà degli anni ’90) che dal 1989 vive nella città di Teodolinda.

"In quegli anni abitavo a Milano dove, appena maggiorenne, mi ero trasferito dalla Calabria per inseguire il mio sogno di diventare un campione. Militavo nella Pro Patria ma spesso con altri, fra cui Alberto Cova (campione olimpico sui 1000 metri a Los Angeles ’84), venivamo ad allenarci al Parco di Monza. Così, al momento di decidere dove stabilirmi ho scelto di abitare a San Fruttuoso. Un quartiere all’ora in espansione dove, ricordo ancora, in quegli anni, nelle calde notti estive, si poteva ancora dormire tranquillamente con le finestre aperte". E poi il Parco di Monza, un luogo magico. "L’ho percorso in lungo e in largo, si può dire che ne conosca ogni foglia. Un luogo ideale in cui allenarsi". E foto e ricordi del Parco riaffiorano nel libro che Francesco Panetta ha appena pubblicato: «Io corro da solo» per Gemini Grafica Editrice.

Un libro che parla della sua vita di atleta, dalle prime corse in Calabria "per sfuggire alle angherie dei compagni di scuola più grandi" ai primi anni a Milano "quando per allenarmi sfidavo anche i tram in una città immersa nella nebbia" fino ad alcuni curiosi aneddoti legati alle sue corse da quelle più famose (l’oro nel 3000 siepi ai Mondiali di Roma nel 1987 e agli Europei di Spalato nel 1990) ad altre meno note al grande pubblico come alcune edizioni della Cinque Mulini. Successi in pista ma non solo come quando, nella finale dei 3000 siepi agli Europei di Helsinki del ’94, Panetta aiutò il compagno di nazionale Lambruschini a rialzarsi dopo una caduta. Gara che proprio Lambruschini vinse grazie a un gesto passato alla storia come uno dei più famosi gesti di fairplay in ambito sportivo.

"Era il libro che volevo scrivere. Non un volume con tabelle, tempi e metodi di allenamento. Un libro che raccontasse cosa ho vissuto", spiega Panetta che dopo aver appeso le scarpe al chiodo non ha più corso dedicandosi ad altro: prima commentatore televisivo poi lavorando per la Diadiora running e ora per la Timex (azienda americana di orologi). "Correre è uno stato d’animo, è un modo di essere. Correre è uno stato di grazia! Io sono stato esattamente questo. Uno stato di grazia. Io sono stato la corsa!". E come dargli torto.