Giussano, uccise i due figlioletti: ergastolo definitivo in Cassazione

La Cassazione conferma il massimo della pena per Michele Graziano

Il luogo dell'orrendo delitto

Il luogo dell'orrendo delitto

Giussano (Monza e Brianza), 22 dicembre 2016 - Diventa definitiva la condanna all’ergastolo per Michele Graziano. La Corte di Cassazione ha confermato il massimo della pena per il cassiere di supermercato ora quarantenne che nel febbraio 2014 ha ucciso i due figlioletti Elena, di 9 anni e Thomas, di 2 anni, avuti da due diverse relazioni sentimentali naufragate, tentando poi di togliersi a sua volta la vita con lo stesso coltello.

I giudici romani hanno respinto il ricorso presentato dai difensori di Michele Graziano, gli avvocati Antonino De Benedetti e Michele Memola, che volevano quantomeno scardinare la condanna all’ergastolo inflitta in primo e secondo grado, chiedendo che all’imputato venisse concessa l’attenuante della seminfermità mentale o quantomeno quella del disturbo della personalità, con l’obiettivo di aprire la strada a un futuro percorso di riabilitazione per il cassiere.

Ma le loro istanze sono state disattese dalla Cassazione e ora la condanna all’ergastolo diventa di fatto definitiva e per la legge il cassiere dovrà scontare almeno 26 anni di carcere prima di provare a presentare anche solo un’istanza di riduzione della pena per buona condotta. "Non poteva andare diversamente, giustizia è stata fatta" è invece la considerazione fatta ai loro difensori di parte civile, gli avvocati Patrizio Le Piane e Paolo Mariani, dalle mamme di Elena e Thomas.

La prima, accompagnata dal compagno e dai familiari, ha voluto recarsi anche a Roma per seguire l’ultima fase del processo nei confronti di Michele Graziano. Il quarantenne era già stato condannato al massimo della pena per omicidio volontario plurimo aggravato dallo stato di parentela con le due piccole vittime nel processo con il rito abbreviato dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Claudio Tranquillo. Il gup non aveva ritenuto sussistente la premeditazione chiesta dalla pubblica accusa, ma non aveva concesso all’imputato lo sconto di un terzo della pena (oltre a quello previsto per il rito abbreviato), fino ad arrivare a 30 anni di reclusione, ritenendo il fatto "di estrema gravità" quindi non ritenendo concedibili all’imputato neanche le circostanze attenuanti generiche nonostante il cassiere risultasse incensurato.

Nessuna attenuante neanche per la seminfermità mentale perché, secondo il perito psichiatrico nominato dal giudice, Michele Graziano era sano di mente quando ha ucciso i due figlioletti. A tratteggiare un ritratto di persona malata di depressione a causa del fatto di aver visto fallire ben due progetti familiari è stata la consulenza psichiatrica disposta dalla difesa di Michele Graziano. Secondo gli avvocati Antonino De Benedetti e Michele Memola, persino la perizia psichiatrica del consulente del giudice fa riferimento a un soggetto che rischiava "atti lesionistici nei confronti di altri e di se stesso". Ma queste valutazioni non sono state prese in considerazione nei ricorsi in appello e Cassazione.