Ornago, duplice omicidio: si cerca ancora l'arma. Tracce sospette su un coltello da cucina

L'uomo interrogato in carcere racconta il suo impegno civile, poi si chiude nel silenzio

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Ornago (Monza Brianza), 14 Febbraio 2018 - Sui corpi non ci sono ferite da taglio. Almeno non sono evidenti. Ma tra poche ore si saprà esattamente come sono morte Amalia Villa e Marinella Ronco. La madre e la figlia di Ornago, scoperte per caso diversi giorni dopo essere state uccise. Indiziato del duplice delitto è il fratello-zio Paolo Villa, il volontario dal cuore d’oro che quando è scivolato nella deriva dell’alcolismo si è ritrovato solo. Lui che in vita sua non ha fatto altro che aiutare il prossimo, senza chiedere niente in cambio. Sarà l’autopsia, domani, a svelare cosa sia successo esattamente nell’appartamento di fronte al Municipio, dove le vittime sono rimaste per giorni prima che venissero ritrovate.

Gli investigatori davanti a un rompicapo come questo lasciano aperta ogni pista. Anche quella dell’omicidio-suicidio, che, però, manca di un elemento essenziale: l’arma. Quando i carabinieri di Vimercate sono entrati in casa non c’era. Che l’abbia fatta sparire l’ex assessore ai servizi sociali, in carcere con un’accusa pesantissima? Possibile, ma improbabile. I Ris completeranno il quadro. Gli esperti in tuta bianca torneranno nell’abitazione domani per cercare i tasselli che mancano a tracciare uno scenario realistico. In cucina, riposti nei soliti cassetti, c’erano dei coltelli, ne sono stati sequestrati diversi. Su uno, il luminol ha evidenziato macchie organiche, forse sangue, ma è presto per trarre conclusioni. Lo stesso vale per gli abiti sporchi in lavatrice. Tracce ematiche anche qui. Pezzi di un puzzle, che piano piano si sta componendo. Il mistero sta tutto nella mente di Paolo, sempre più assente.

L'uomo stenta a rendersi conto dell’accaduto. Sulle sue difficoltà, anche senza il sigillo di una perizia, non paiono esserci dubbi. In ospedale a Vimercate, dove è stato ricoverato dopo il malore al bar che ha portato alla macabra scoperta dei cadaveri, non ha fatto il minimo accenno alla sorella e alla nipote. Nonostante i tre fossero legati da un filo che solo la morte ha potuto spezzare. Resta lo sconcerto generale per la storia di questa famiglia finita nel peggiore dei modi: con due croci dolorosissime da accettare e un benefattore della comunità in cella. Su di lui grava il sospetto terribile che abbia regolato un rancore che forse covava da tanto nel cono d’ombra della coscienza, che non risparmia nessuno. Il 75enne si trascurava, beveva, «non era più lui», raccontano oggi in tanti lontano dai taccuini. Forse Amalia si rifiutava di dargli i soldi che avrebbe speso attaccato alla bottiglia. Un estremo tentativo di proteggerlo da se stesso, potrebbe avere scatenato l’ira assassina? Anche sul movente il ventaglio è ampio. Per fissarlo, ammesso che ci sia, è necessario scavare sul rapporto che li univa.