Dipinti etruschi recuperati, presto una mostra

La soprintendente Alfonsina Russo: "Rappresentano un corteo funebre"

Il capitano Francesco Provenza

Il capitano Francesco Provenza

Monza, 8 giugno 2017 - «STIAMO ORGANIZZANDO proprio in questi gioorni il trasferimento. I sette dipinti recuperati dai carabinieri di Monza tornano a casa». È raggiante Alfonsina Russo, Soprintendente ad Archeologia, Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale.

La notizia – data anche dal nostro giornale la scorsa settimana – che i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza erano riusciti a rientrare in possesso di sette preziosi reperti provenienti dalle tombe etrusche dell’area tarquiniese non può che far sorridere chi come Alfonsina Russo dedica la propria vita a queste cose. «Abbiamo grandi progetti – spiega -: i reperti arriveranno a Roma dopo la metà di giugno. Lì verranno analizzati e studiati, verosimilmente bisognerà anche restaurarli, perché molto probabilmente sono stati grossolanamente ridipinti in tutti questi anni di assenza, da quando sono sdtati rubati da qualche tombarolo e sono entrati in una collezione privata svizzera». Affreschi? «No - corregge la specialista – si tratta piuttosto di dipinti, quasi di sicuro provengono proprio dalla celebri tombe dipinte di Tarquinia», uno dei centri più importanti della civiltà etrusca, «e risalgono alla seconda metà del V secolo avanti Cristo».

«Nulla è perduto – avverte però la Soprintendente -: le ridipinture operate da qualche mercante d’arte verranno eliminate e i dipinti restaurati, poi protremo organizzare una mostra a Roma con un workshop per inquadrare meglio questi tesori». Ci aiuti. «Intanto questi dipinti non fanno parte di un fregio continuo, ma sono stati sottratti in più punti. Rappresentano un corteo funebre con danzatori e musicisti aperto da un personaggio importante munito di un bastone di comando, esponente altolocato dell’aristocrazia tarquiniese». Ora tutto verrà recuperato alla pubblica fruizione, dopo che un collezionista privato di Monza lo aveva acquistato per 400mila dollari a un’asta a New York e aveva poi avvertito la Soprintendenza di Milano. «Speriamo che questo recupero sia di monito – auspica ancora la Soprintendente -: negli anni ’60 e ’70 c’è stata una grande dispersione di reperti archeologici, si era creata una rete internazionale per il loro smercio, chissà quanti pezzi sono finiti in ville private. È bene però che riemergano. Ringraziamo i carabinieri. Di recente grazie ai loro colleghi romani siamo riusciti a recuperare in maniera avventurosa una bellissima statua romana del dio Mitra che stava varcando il confine con la Svizzera a bordo di un camion».

Esulta anche un archeologo brianzolo, Lucio Perego, etruscologo, che per anni ha lavorato proprio a Tarquinia: «Una bellissima notizia. A livello ipotetico, giudicando dal gesto con la mano alzata e dalla presenza di un basso alberello di fronte al personaggio ritratto nei frammenti, si potrebbe pensare che la scena rappresenti il saluto del defunto ai suoi cari al momento di avviarsi definitivamente nell’aldilà, la cui separazione dal mondo dei vivi è raffigurata proprio dall’alberello che separa i personaggi».