La Cassazione annulla l’assoluzione di Antonino Brambilla

L'ex consigliere caratese, assessore all’Urbanistica del Comune di Desio e vicepresidente della Provincia di Monza torna in Appello

Antonino Brambilla

Antonino Brambilla

Carate Brianza (Monza e Brianza), 26 luglio 2017 - La Cassazione annulla l’assoluzione di Antonino Brambilla, ex consigliere comunale caratese, assessore all’Urbanistica del Comune di Desio e vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza. Il processo di appello sulle presunte mazzette legate al Pgt di Carate Brianza è da rifare.

La Suprema Corte ha, invece, dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Milano contro l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” degli imprenditori Giorgio Giussani e Walter Longoni e la società “Bre” ( difesi dagli avvocati Luca Ponzoni, Gigliola Ghezzi e Alessandro D’Addea) e dello stesso Brambilla (secondo l’accusa aveva intascato 150mila euro nel 2009 per eliminare il vincolo che non permetteva di costruire sul terreno in via Tagliamento a Carate Brianza in quanto sottoposto a un vincolo paesaggistico della Regione Lombardia e inserito nel Parco della Valle del Lambro). Confermata la condanna a 1 anno e 8 mesi con la pena sospesa per l’imprenditore Calogero Miceli, per una mazzetta da 30mila euro su un terreno in via Padova.

Dopo la decisione della Cassazione resta, dunque, aperto il capitolo Bricoman. "Una decisione inattesa perché il ricorso della Procura generale era molto generico. In ogni caso attendiamo la pubblicazione delle motivazioni ma restiamo convinti dell’innocenza di Brambilla", il commento dell’avvocato Luca Ponzoni. Condannato in primo grado, e assolto in appello, ora Brambilla dovrà affrontare un nuovo processo nonostante i giudici della Corte d’appello di Milano avessero così motivato l’assoluzione dall’accusa di corruzione: "È pacifico che Brambilla non facesse parte della “cricca” denominata “la cooperativa” e che, di fatto, la sua partecipazione a un programma illecito sia stata ipotizzata sulla base di “suggestioni”". Secondo l’accusa, si sarebbe, invece, accordato in cambio di mazzette per complessivi 390mila euro per il cambio di destinazione d’uso nel Pgt di Carate Brianza tra il 2007 e il 2011 di due aree in via Marengo e viale Lombardia (dove è sorto il centro per il fai da te Bricoman).

"Vista la sentenza di assoluzione non analitica con cui la Corte d’appello ha assolto in merito al Capo A, suppongo - ipotizza l’avvocato Ponzoni - che la Cassazione voglia un supplemento di verifica".