Bimba rapita: "Emma è viva, riportatela a casa". Appello al Governo di mamma Alice

L’arresto in Turchia del papà-rapitore riaccende la speranza

 Alice Rossini, mamma della piccola Emma Houda

Alice Rossini, mamma della piccola Emma Houda

Vimercate, 22 novembre 2016 - «Emma è viva. Lo so. Lo sento. L’arresto del padre è un’occasione che non dobbiamo perdere per riportarla a casa dopo tanti anni di lotta». Rivedere Emma, sarebbe il più bel regalo di Natale per Alice Rossini, la mamma che da 5 anni non può più abbracciare la sua Emma, darle il bacio della buonanotte, raccontarle una favola per farla addormentare serena. Emma, nata il 20 marzo 2010, è stata rapita il 18 dicembre 2011 dal padre Mohamad Kharat e nascosta in Siria per vendetta, perché Alice lo aveva lasciato dopo tanti litigi e dopo che lui l’aveva afferrata per il collo.

L’uomo è stato fermato dalla polizia turca durante un servizio delle Iene, la trasmissione di Italia uno che stasera farà vedere l’arresto in diretta. Alice, gli occhi pieni di lacrime il cuore gonfio di speranza, passa i giorni al telefono in cerca di una buona notizia. Ora, come fa da 5 anni, questa mamma coraggiosa torna a chiedere il sostegno del Governo: «Venerdì ho chiamato il ministero degli Esteri, mi hanno promesso che seguiranno tutta la vicenda». Alice non aveva aspettato i tempi dello Stato italiano per riavere sua figlia. Attraverso il suo avvocato, Luca Zita, si era affidata all’investigatore privato Marco Gallo per rintracciare l’ex marito che dopo le ricerche, trova appunto in Turchia. Nel 2013 l’inviato delle Iene Pablo Trincia, riesce a incontrare Kharat al confine con la Turchia, dopo aver ottenuto un contatto telefonico dallo zio che risiede a Concorezzo. L’ultima volta Emma l’ha sentita nel 2014, quando, sempre grazie alle Iene, era riuscita a incontrare Kharat in Turchia. Anche allora lui aveva alimentato l’illusione che potesse ridarle la bambina ma poi si era rimangiato tutto: «Mi ha fatto vedere un video e me l’aveva passata al telefonino. Ci siamo detti poco perché parlava solo arabo, ma quando le ho detto “sono la mamma” era scoppiata a piangere».

La domanda che tutti si fanno è «dov’è Emma?», rapita e portata in Siria dal padre passando dalla Grecia e dalla Turchia, imbarcandosi a Malpensa con un passaporto scaduto e la inconsapevole complicità di un’amica, residente a Cornate d’Adda, che li seguì convinta dovessero partire per una breve vacanza. Il padre è stato condannato in primo grado dallo Stato italiano a 10 anni di reclusione per sottrazione di minore. Ora partirà la richiesta di estradizione, sperando che le autorità turche la concedano o che almeno si facciano dire dove è Emma. Il pericolo è che sia rimandato in Siria, dove Kharat è nato, da dove sarebbe difficile riportarlo in Italia. Alice, nella sua casa di Velasca, si muove tra la disperazione e la speranza. Al computer informa i centinaia di amici sulla pagina Facebook. E guarda cosa succede nella martoriata Aleppo, dove ci sono i parenti dell’ex marito e dove potrebbe essere nascosta Emma. Intanto un altro Natale sta per arrivare. E senza Emma sarà un altro Natale triste. Le feste in casa di Alice non ci sono più: «non si fa più l’albero o il presepe, a Capodanno non c’è spumante da stappare».