Insulti, pestaggi e prepotenze: a Monza viaggio sugli autobus del terrore

Minacciati da violenti e ubriachi, gli autisti esasperati chiedono di sospendere certe fermate

Un autobus sulla tratta monzese

Un autobus sulla tratta monzese

Monza, 12 ottobre 2017 - Un controllore obbliga a scendere un passeggero nordafricano. È l’ennesimo a non pagare il biglietto e di fatto a utilizzare l’autobus come una proprietà personale, spalleggiato da gruppi di suoi amici. Quando scende controvoglia, però, minaccia il controllore: «Te la farò pagare, vengo a prenderti la prossima volta che ti incontro».

Detto fatto e il giorno successivo, al deposito di via Turati, il soggetto – un marocchino di 20 anni domiciliato a Nova Milanese – si presenta con una decina di magrebini come lui. Il controllore risale di corsa sul bus, l’autista chiude le porte e parte in fretta e furia. Fortuna vuole che nel frattempo sulle tracce della spedizione punitiva si siano messi anche gli agenti del Commissariato di polizia di Monza, che prontamente allertati rintracciano il capo banda e lo accusano di tentata aggressione. Succede nell’ottobre di un paio d’anni fa. Ma scene simili – ormai - sono diventate quasi la quotidianità per i dipendenti alla guida degli autobus che percorrono Monza e la Brianza.

Net o Autoguidovie, la solfa è sempre la stessa. Sulle linee battute da Autoguidovie – che hanno un casotto-informazioni davanti alla stazione spesso utilizzato come copertura per i loro traffici da tanti immigrati che bivaccano da quelle parti, e non sempre solo per approfittare della linea wi-fi ai loro cellulari - può scatenarsi l’inferno a ogni viaggio. Tante le linee difficili, anche se forse la famigerata z221 (quella che percorre la tratta fra Carate e Sesto San Giovanni) ma anche la 222, la 203 e la 205 sono tutt’altro che tranquille) è ritenuta la peggiore. Dagli stessi autisti. Porta Castello - ingresso posteriore della stazione ferroviaria - è la sede del capolinea. E il cuore dell’inferno. 

In certi orari, gli autisti lì non vorrebbero nemmeno fermarsi. Ovviamente, sugli autobus che dal cuore di Monza si dirigono verso Sesto San Giovanni l’orario peggiore viene ritenuto quello serale, dalle 19 circa sino a fine corsa, intorno alle 23. Anche al pomeriggio però non c’è da stare allegri. Ma che succede? La cronaca è punteggiata ciclicamente da episodi inequivocabili del clima irrespirabile per chi è costretto a lavorare da queste parti. Qualche episodio? Ottobre 2015: un altro controllore ferma un 37enne di origine camurenense senza biglietto, prova a dargli la multa e per tutta risposta viene spintonato e gettato a terra. Lo arresteranno i carabinieri.

2016: un tunisino di 30 anni insulta, minaccia e strattona un autista, sempre in piazza Castello, sempre a bordo della linea z221. E lo minaccia: «Te la farò pagare, ti aspetto alla stazione di Sesto San Giovanni e ce la vedremo lì». Per fortuna, al suo arrivo al capolinea, ad attendere l’autista minacciato ci sono anche i poliziotti, che sorprendono il nordafricano pronto a menar le mani e lo arrestano.

LA VOCE DEGLI AUTISTI

«Un collega della Net – racconta un autista – fu massacrato di botte proprio in piazza Castello: aveva avuto una discussione con uno di questi scomodi passeggeri e quello è risalito a fargliela pagare». Spesso arroganti, a volte ubriachi, violenti, «salgono e scendono senza pagare il biglietto e minacciando e insultando noi autisti... che facciamo finta di non sentire per non cadere nelle loro continue provocazioni. Spesso salgono per fare appena una fermata, dalla stazione vanno in via Manzoni, alle porte del centro e guai se non aspetti i loro comodi, cioè apri e chiudi le porte a loro piacimento».

Un anno e mezzo fa, sul tema in Prefettura ci avevano fatto anche una riunione straordinaria, un vertice, per discutere il problema della sicurezza sugli autobus brianzoli, ma evidentemente non è bastato. «Bisognerebbe sospendere quantomeno fermate come quella di piazza Castello, specie in certi orari». Già adesso qualche autista lo fa. A meno che veda un utente debole, magari un anziano o una donna con bambino al seguito che attendono il bus, in certi orari e in certi frangenti non ferma neppure ad aprire le porte.

«Una terra di nessuno», gli fa eco un altro autista. Davanti alla stazione ferroviaria, la Polizia locale ha installato una sorta di presidio fisso, «ma appena smontano verso le 18.30 torna tutto come prima. Molti passeggeri ormai non vengono più a prendere l’autobus in certe fermate, servirebbe una sorveglianza diversa anche per garantire la loro sicurezza, oltre che quella di noi lavoratori... a volte giocano a pallone nella piazza come provocazione, il senso di sfida è continuo nei nostri confronti. Salgono sul bus, fingono di prendere il biglietto dalla tasca poi in maniera spudorata fanno segno di non averlo: credo che almeno l’85% dei passeggeri ormai non paghi il biglietto sugli autobus. Persino gli italiani. E se per caso provi a farti rispettare e a chiedere un comportamento civile, immediatamente ti sbraitano contro accusandoti di essere razzista. Ormai anche i controlli da parte dell’azienda sono scarsissimi... Siamo lasciati in balia degli eventi, non abbiamo neanche una paratia a proteggerci».