Monza, quel tram spezzato da uno strano "attentato"

Nel 1924 un incidente sulla linea a vapore, nello schianto fra due convogli un morto e tanti feriti

L'incidente al tram nell'illustrazione di Guido Bandera

L'incidente al tram nell'illustrazione di Guido Bandera

Monza, 22 gennaio 2017 - Un attentato contro il tram a vapore. Succede a Monza, sulla tratta Monza-Bergamo, anno 1924. È lunedì 21 gennaio quando, alle 7.10, il tram a vapore che percorre la linea Monza-Trezzo-Bergamo si trova al centro di un gravissimo atto criminoso: qualcuno nottetempo ha collocato una placca di metallo nella cavità di una rotaia. Una manomissione che porterà il convoglio che ci passerà sopra a deragliare. Impossibile decidere se sia stato un atto vandalico o un vero e proprio attentato, ipotesi verso la quale sembrano convergere sin dall’inizio tutte le piste. L’unica certezza è che, qualsiasi cosa sia davvero accaduta, sarebbe potuta essere una strage. Quella mattina il treno numero 2, proveniente da Trezzo, giunge a Monza con qualche minuto di ritardo (dodici per la precisione) rispetto alla sua tabella di marcia e imbocca il sottopasso di via Libertà-via Bergamo. Il convoglio aumenta la velocità, per affrontare la salita che la conformazione del terreno disegna in quel tratto. La velocità sostenuta e gli strati di ghiaccio che coprono qua e là le rotaie non aiutano certo la sua stabilità, ma tutto potrebbe ridursi a qualche scossone. All’improvviso, però, il convoglio ha un sobbalzo: i passeggeri, operai e operaie diretti verso gli stabilimenti di Monza da tutto il circondario, avvertono uno schianto.

A provocare il sobbalzo è stata appunto, come si scoprirà successivamente, quella grossa placca di ferro. Passandovi sopra, il convoglio si è trovato a sostenere un urto talmente violento da provocare la rottura dei ganci dopo le prime due carrozze. Risultato? Il convoglio si spezza in due: la locomotiva, con le due carrozze che le sono rimaste agganciate, prosegue la sua corsa sino in cima alla salita; le rimanenti vetture scivolano invece a ritroso per una cinquantina di metri, nonostante il personale di servizio azioni i freni a mano. Ma non è finita qui. Il capotreno – tale Corrado Lappi o Lapi (le cronache divergono) - e il controllore, signor Airoldi, sanno bene che fra qualche istante sul convoglio spezzato si abbatterà un altro tram in arrivo da Concorezzo. La densa nebbia del mattino impedirà la visuale sino all’ultimo, mentre la velocità del treno sarà troppo elevata per evitare un tragico impatto. Ecco allora che capotreno e controllore gridano ai passeggeri di saltare a terra, mentre essi stessi si gettano giù dal tram per correre incontro al convoglio in arrivo da Concorezzo e urlare al suo macchinista di fermarsi. Il loro gesto si rivelerà però inutile. Il secondo tram si trova infatti ormai a troppa poca distanza e lo schianto diventa inevitabile.

L’urto è spaventoso, le carrozze si accartocciano come in un “mostruoso abbraccio”: così lo definiranno alcuni giornali dell’epoca. I feriti sono tantissimi, ma per fortuna riescono quasi tutti a cavarsela.  Tranne uno, però. L’unica vittima del tragico schianto sarà alla fine Edoardo Regoli, un ispettore di dogana di 61 anni residente a Milano. Gli altri feriti, provenienti tutti da Bellusco, verranno invece dimessi dall’Ospedale Umberto I di Monza, il futuro San Gerardo, con prognosi dai 10 ai 15 giorni: si tratta di Luigi Biella, 20 anni (distorsione al piede sinistro); Gesuina Beretta, 47 anni (ferita lacera alla coscia sinistra, contusioni e abrasioni multiple); Ernesta Panseri, 17 anni (contusione alla coscia destra); Giuseppina Parolini, 20 anni (ferita lacera al ginocchio sinistro, contusioni multiple); Pietro Colnago, 60 anni (contusione alla spalla sinistra); Angela Crippa, 13 anni (contusioni e abrasioni multiple). Non sappiamo a cosa portarono le indagini, sappiamo solo che nella Bergamasca fu arrestato gorni dopo un uomo di 41 anni: non è noto però se fosse davvero implicato in quello che fu a lungo qualificato come un attentato inspiegabile.