Arsenale di armi clandestine in un box di Bovisio

Il locale era intestato a un rapinatore di banche in carcere a Opera

I carabinieri a Bovisio

I carabinieri a Bovisio

Bovisio Masciago (Monza Brianza), 12 dicembre 2017 - I carabinieri hanno scoperto un arsenale di armi clandestine comuni e da guerra in un box di un condominio di via Ticino alla periferia di Bovisio Masciago. Armi perfettamente funzionanti e in condizioni ottimali. Si tratta di due pistole semiautomatiche di fabbricazione americana e serba calibro 7,65 con matricola abrasa, canne modificate e silenziatori artigianali, una pistola semiautomatica americana calibro 7,65, una pistola semiautomatica austriaca calibro 9 Parabellum con matricola abrasa, una pistola semiautomatica russa calibro 7,62, una pistola semiautomatica tedesca modello P225 con matricola abrasa, una pistola semiautomatica tedesca calibro 45 con matricola abrasa, un revolver serbo calibro 357 magnum, un revolver tedesco calibro 38 special con matricola abrasa, 4 pistole giocattolo prive del tappo rosso, un fucile automatico d’assalto russo AK-47 (kalashnikov), un fucile automatico d’assalto svizzero, un fucile automatico americano calibro 22 con silenziatore e ottiche di precisione, oltre a 500 proiettili di vario calibro.

Dagli accertamenti svolti dai militari della Tenenza di Paderno Dugnano che hanno svolto le indagini e sequestrato le armi, il garage è risultato affittato da una decina d’anni a un 41enne italiano che attualmente è rinchiuso nel carcere milanese di Opera dopo essere stato arrestato nell’ambito dell’indagine sulla cosiddetta “banda del Burgman”, un gruppo di rapinatori di banche sgominato dai carabinieri nel 2005 e accusato di aver compiuto una quarantina di colpi in tutta la Lombardia nell’arco di cinque anni. E secondo gli investigatori dell’Arma, le armi apparterrebbero sempre ad una batteria di rapinatori, dato che nel garage del pregiudicato sono stati sequestrate anche alcune parrucche, divise da vigilantes, giubbotti antiproiettili, targhe e fascette da elettricista. Le armi sono state inviate al Ris di Parma per le indagini tecniche volte a determinarne la presenza di materiale biologico, la provenienza e l’eventuale utilizzo in azioni criminali.