Travolta mentre rientra a casa in bici: 17enne di Arcore grave all’ospedale / FOTO

Disperato l’automobilista: era scampato all’attentato delle Rambla

L'auto e la bicicletta sulla strada (Radaeli)

L'auto e la bicicletta sulla strada (Radaeli)

Arcore (Monza Brianza), 26 agosto 2017 - Potente è il destino. Invisibile il confine che separa la vita dalla morte. Questione di minuti, a volte di attimi. Un uomo, scampato per miracolo all’attentato sulla Rambla di Barcellona giovedì sera, cioè sette giorni dopo la strage jihadista, ha investito una ragazza che gli ha attraversato la strada in bicicletta.

Erano da poco passate le undici quando la ciclista, 17 anni, è finita sul cofano della sua auto in via Golgi. È stata subito ricoverata all’ospedale San Raffaele di Milano. È grave e per questo viene tenuta sedata. Tutta Arcore vorrebbe darle la forza necessaria per vincere questa difficile battaglia per la vita. La città si è stretta attorno al padre, attivista del Movimento 5 Stelle, tra i fondatori del gruppo di Arcore: «L’ho sentito al telefono stamattina - dice Andrea Orrico, il capogruppo dei grillini in Consiglio comunale -. La sofferenza, come si può ben immaginare, è tanta. Ci ha chiesto di pregare. Noi lo faremo. Per il resto, non ci resta che aspettare e sperare che tutto si risolva per il meglio». Disperato l'investitore, una persona molto conosciuta in paese. «Ero a 100 metri da casa mia - racconta - Avevo superato il semaforo quando ho visto un corpo sul cofano e poi sul parabrezza. Ho subito fermato l’auto». È sceso ed è corso dalla ragazza ferita a terra: «Respirava a fatica. Mi sono seduto accanto a lei per farle coraggio. Chiamato i soccorsi», ricorda senza riuscire a trattenere le lacrime. Si interrompe, inghiotte per mandare via il nodo che gli chiude la gola, riprende a parlare. Ieri mattina ha chiamato al telefono il padre della ragazza ferita «gli ho chiesto scusa. Mi ha detto che i medici la tengono sedata. L’hanno risvegliata stamattina (ieri mattina, ndr) ma poi di nuovo l’hanno addormentata perché ha una tibia rotta. Prego Iddio che si salvi».

Nella sua testa scorrono senza sosta le immagini dell’incidente: «È uscita all’improvviso pedalando da una strada privata», ripete, quasi a voler trovare una giustificazione a quello che è accaduto. Ma per quanto cerchi di razionalizzare, la sua anima non si acquieta. Non si dà pace. Forse cercando di esorcizzare il senso dell’inevitabile dalla sua bocca esce un lungo elenco di «se»: «Se fossi passato 5 minuti prima o 5 minuti dopo, se avessi fatto un’altra strada, se avessi trovato il semaforo rosso, se fossi partito più tardi per tornare a casa». Se, se, se… Tante ipotesi che ripete a se stesso da giovedì sera di fronte a una realtà dura da sopportare. «Sono a pezzi», confessa pur sapendo in cuor suo di non avere torto, quest’uomo che in 48 anni di carriera da judoka ha insegnato regole e disciplina, le stesse regole e la stessa disciplina diventati la stella polare della sua vita, a centinaia e centinaia di ragazzi: «Non so cosa darei per tornare indietro nel tempo in modo da cambiare la successione degli eventi». Un potere che non è concesso agli uomini. Spera di poter incontrare la ragazza a cui ha fatto coraggio seduto sull’asfalto che i medici del San Raffaelle stanno curando: «sarebbe la mia gioia più grande. Il dono più bello». Spetterà agli agenti della polizia locale di Arcore mettere insieme i frame dell’incidente. Giovedì sera hanno preso misure, scattato foto, cercato di capire cosa è accaduto.