Contro la crisi si torna al baratto: in Brianza nasce la moneta parallela

Il consorzio Barter conta 50 soci e ha già prodotto 20 transazioni di Fabio Lombardi

Il consigliere delegato di Barter, Renato Menta

Il consigliere delegato di Barter, Renato Menta

Monza, 22 novembre 2014 - La strada per provare a uscire dalla crisi? Un ritorno al passato. Anche se riveduto e corretto: il baratto 2.0. Il principio è sempre lo stesso. Io do una cosa a te, tu ne dai una a me. Ma non come nei villaggi preistorici. Prima cosa, oggi, si crea un consorzio. Uno dei soci fa un lavoro e riceve in cambio un pagamento in eurex (la moneta altentativa creata dal consorzio). Eurex che poi si possono spendere per ottenere un servizio da parte di uno degli altri soci. Così funziona il Consorzio Barter (www.barteridea.com) nato a Monza lo scorso gennaio con lo scopo di combattere la crisi attraverso l’introduzione di una moneta complementare.

Un'associazione che al momento ha raccolto l’adesione di una cinquantina di persone: mobilieri, costruttori, elettricisti ma anche, avvocati e commercialisti. Artigiani e professionisti che hanno già dato vita a una ventina di transazioni.

Un consorzio che ha mosso i primi passi e che «solo il tempo potrà dire se avrà successo», spiega il consigliere delegato di Barter, Renato Menta. Il baratto multilaterale è una realtà per alcuni paesi europei. In particolare in Svizzera, Banca Wir da 80 anni offre la possibilità di utilizzare il baratto come forma di pagamento (64mila gli associati). Ma anche in Italia c’è già chi pratica autonomamente il baratto. Sono quasi 60mila le imprese lombarde che utilizzano questo sistema per la compravendita di beni e servizi. Uno strumento che «fa girare» in Lombardia 1,8 miliardi di euro in servizi e prodotti scambiati tra imprese.

Una stima prodotta dalla Camera di commercio di Monza e Brianza che, attraverso l’indagine «2015: quali opportunità per le imprese» ha rilevato anche come in Lombardia il baratto incuriosisca il 40,9 per cento degli imprenditori mentre già il 7,3 per cento lo abbia introdotto nella propria attività di impresa per effettuare acquisti e vendite. In Brianza il fenomeno interessa il 5,2 per cento delle imprese, a Milano la percentuale sale a 9,4 per cento.

fabio.lombardi@ilgiorno.net