Francesco Tricarico all’Astrolabio con le canzoni che non ti aspetti

Dall’esperienza della paternità al nuovo album, il cantautore milanesesi racconta: venerdì sarà a Villasanta per la rassegna «Parole al vento»

Francesco Tricarico

Francesco Tricarico

Villasanta (Monza e Brianza), 26 aprile 2017 - Parole al vento. Ovvero le canzoni fatte a mano raccontate dagli artisti. Venerdì tocca al cantautore milanese Francesco Tricarico «dipingere» con la sua musica (e con il suo ultimo album «Da chi non te lo aspetti») quotidianità e poesia, per la rassegna organizzata dall’associazione culturale AH-UM di Antonio Ribatti al cineteatro Astrolabio di Villasanta. Sarà un po’ concerto, un po’ radio show. Con lo scrittore e discografico Jonathan Giustini che, partendo dal rapporto con l’universo dei giganti della nostra cultura come Virgilio Savona, Luigi Tenco, Piero Ciampi, Giovanni Boccaccio, accompagnerà Tricarico in un percorso alla scoperta dei retroscena, degli aneddoti, delle curiosità e degli angoli segreti della musica. Il concerto inizierà alle 21.30. Biglietti: 9 euro intero; 7 euro residenti, studenti e over 65; 5 euro ridotto AH-UM CARD (può essere richiesta gratuitamente dal sito internet www.ah-um.it). La rassegna proseguirà poi il 26 maggio con «Cantare il cantabile» di David Riondino. 

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Nel Duemila  aveva osato con un insulto alla maestra nel disco di platino «Io sono Francesco». Poi se l'è presa con i calciatori che guadagnano milioni con le loro braghette corte ma non sanno neanche parlare. Una canzone post-surrealista delle sue. Col suo stile scanzonato. Che poi ritrovi anche in quel «percorso per ritornare a se stessi, per recuperare il proprio sogno, la propria armonia rispetto al mondo», tracciato nelle undici canzoni-storie dell’album «Da chi non te lo aspetti». E da chi non te lo aspetti è proprio lui, Francesco Tricarico, cantautore (e pittore) milanese di Inzago.

Negli ultimi 17 anni dei suoi 46 «sono accadute tante cose - si confessa -, da figlio sono diventato padre e mi si sono spostati i riferimenti e le giustificazioni che si danno nella vita. Oggi non ho più tempo per permettermi giustificazioni». In questi ultimi 17 anni «ho tolto tanto di quello che ho vissuto, cerco un’indipendenza che non faccia carico agli altri della mia felicità». Tricarico oggi è quello che (ri)scopri negli undici inediti che non t’aspetti ma con un inconfondibile pop d’autore delicato, sensibile e a volte malinconico. Ricercato e filosofico. «Cerco di fare in modo che tutto non sia rilevante, più togli, più trovi te stesso ma, come per uscire da un labirinto, uscire dalla razionalità e dalla logica per tornare alla sorgente non sarà facile».

Nelle sue canzoni riflette sulla verità «nella realtà che ci circonda, nella natura e nelle percezioni delle nostre azioni: come la primavera può significare dolcezza, cadere e saltare possono in realtà significare volare». Ma «non è presunzione, forse è dettato dal fatto che cerco solo di star bene». Solo che «tutto scorre veloce e a volte le sensazioni non si riescono a cogliere». Si sposta sempre la meta come se ci fosse sempre tempo anche se poi ti rendi conto che di tempo non ce n’è mai abbastanza per cercare di «ordinare questo caos in cui viviamo». La salvezza è «pensare, anche se si sbaglia. L’unica linea di demarcazione è il rispetto degli altri».

Questo «è un buon momento, sono tornato a immaginare e ho già in testa dove spostare l’asticella nella musica e anche nella pittura». Sì, perché Tricarico è anche pittore, «sono due espressioni di me con linguaggi differenti. E sarebbe bello che fosse condivisibile da tutti». Ecco, «con la mia musica vorrei lasciare una speranza». Red Ronnie ha detto che c’è bisogno di nutrire lo spirito ma ormai lo si fa con il cibo. E in effetti «ora le rock star sono gli chef». La musica «è diventata un sottofondo, anche in radio si parla troppo», e «non c’è più una cultura delle nuove idee. Stiamo vivendo in generale un momento buio delle idee, della fantasia, della creatività. Ma tornerà - la miccia di speranza di Francesco - perché l’umanità non vuole estinguersi e saprà tornare a immaginare».

marco.galvani@ilgiorno.net