Sola, con Milano o Grande Brianza: le tre vie di Camera di commercio

Nei prossimi mesi l’ente camerale dovrà decidere il proprio futuro

La sede di piazza Cambiaghi

La sede di piazza Cambiaghi

Monza, 30 ottobre 2015 - Da sola, con Milano oppure insieme a Como e Lecco per formare la «Grande Brianza». Sono le tre strade che si aprono davanti alla Camera di commercio di Monza per il futuro e sulle quali i componenti del Consiglio camerale sono stati a chiamati a riflettere nell’ultima seduta dal presidente Carlo Edoardo Valli per «decidere prima che altri lo facciano per noi».

La riforma del ministro Madia ha ridotto il diritto annuale (quello che ogni impresa paga alla propria Camera di commercio) del 35% per quest’anno, del 40% per il 2016 e del 50% per il 2017 e ha stabilito che dalle 105 Camere italiane attuali si scenderà a 60. È «salvo» chi conta più di 75mila imprese, gli altri si devono alleare. Monza è sopra le 90mila attività. Ciò dovrebbe metterla al riparo da sorprese. Ma restare da soli potrebbe non essere la scelta strategicamente migliore per due fattori. Se oggi è infatti Monza ha la ventesima Camera di commercio più grande d’Italia, con gli accorpamenti fra altre realtà, arretrerebbe agli ultimi posti. Ma non solo. Se alla fine del processo di aggregazione non si arriverà alle 60 Camere di commercio previste dalla riforma, sarà il Governo a decidere chi e come si deve accorpare, col «rischio» dunque di vedersi imporsi una decisione dall’alto.

Fondersi dunque, ma con chi? Nei mesi scorsi il presidente Valli aveva lanciato con forza l’idea della Grande Brianza: Monza, Como e Lecco insieme. Ma non è così semplice. La Camera di commercio lecchese è infatti «bloccata» da uno scontro interno sulla presidenza che ha prodotto anche un ricorso al Tar. Como sarebbe felice di fare il «matrimonio a tre», ma a una condizione: prima celebrare le nozze con Lecco e poi, solo a quel punto, legarsi anche con Monza. Questione di numeri. In una logica di «pesce grosso che mangia il più piccolo», allo stato attuale, Monza è la più forte. Como ha 60mila imprese iscritte e Lecco circa 33mila. In questo caso sarebbero «mangiate» dalla Brianza mentre presentandosi unite Como prima si «mangerebbe» Lecco e poi insieme si «mangerebbero» Monza.

E allora farsi mangiare per farsi mangiare, potrebbe valere la pena concedersi a Milano (di cui Camera di commercio di Monza è una costola staccatasi con la nascita della provincia brianzola) che conta oltre 450mila imprese. Ad aver fatto tornare in auge questa possibilità ci sono anche una serie di considerazioni sugli assetti delle associazioni di categoria. Confindustra Brianza ha appena celebrato le nozze con la milanese Assolombarda. Le associazioni degli artigiani e quelle dei commercianti sono già tutt’uno col capoluogo lombardo e fra i sindacati solo la Cisl ha scelto la strada di Lecco.

Come finirà? Difficile dirlo. Di sicuro occorre fare una scelta che deve arrivare in tempi relativamente rapidi «prima che a decidere siano altri».