Mercoledì 24 Aprile 2024

Autodromo di Monza, Ecclestone non si accontenta: per lasciare la Formula 1 vuole allargare il "suo" paddock

Formula Uno, la posta in gioco non è soltanto di contanti che l’Autodromo deve versare nelle tasche di Bernie Ecclestone. È fatta anche di incassi a cui la Sias - la società dell’Automobile club di Milano che gestisce il circuito - deve rinunciare di Marco Galvani

Autodromo di Monza

Autodromo di Monza

Monza, 26 gennaio 2015 - Formula Uno, la posta in gioco non è soltanto di contanti che l’Autodromo deve versare nelle tasche di Bernie Ecclestone. È fatta anche di incassi a cui la Sias - la società dell’Automobile club di Milano che gestisce il circuito - deve rinunciare. Perché le richieste del patron della F1 prevederebbero l’estensione del Paddock Club (l’area ospitalità gestita direttamente dalla società di Ecclestone) anche a tutto l’ultimo piano del building «Sassoli» fino a oggi in mano alla Sias. Una sorta di grattacielo sdraiato pieno di salette ospitalità con vista sul rettilineo di partenza, da affittare ad aziende a colpi di migliaia di euro. Aree gestite direttamente dall’Autodromo su cui, però, adesso ha messo su gli occhi proprio Ecclestone. E anche se a quel punto non si tratterebbe di banconote da dare per soddisfare le maggiori richieste per il rinnovo del contratto di Monza con la Formula Uno, il problema si sposta sui mancati incassi.

Tutto quello che la Sias guadagnava con il building da dove potrà mai saltare fuori? Anche perché fino a oggi quegli incassi contribuivano a raccogliere - ogni anno - i circa 11 milioni di euro da pagare a Ecclestone. Da domani toccherà trovare altre fonti di approvvigionamento (anche perché il valore del rinnovo dovrebbe essere di 20-22 milioni di euro, ovvero il doppio dell’attuale). Tutte le zone di ospitalità diventerebbero praticamente di «proprietà», nel fine settimana del Gran premio d’Italia, del re della Formula Uno.

Cosa rimmarrebbe in tasca all’Autodromo? A parte la permanenza nel calendario del Mondiale, in sostanza il ricavato della vendita dei biglietti che, mediamente negli ultimi anni si è sempre assestato intorno a una decina di miglioni di euro. Con un calo, però, del 15% registrato fra il 2014 e l’anno precedente. Prevedibile, considerate la situazione economica generale, il costo dei biglietti e i risultati della Ferrari. Adesso, però, c’è un altro Gran premio da correre. Non in pista. È quello della sopravvivenza. Entro la fine di maggio, esattamente in occasione del Gp di Montecarlo, Ecclestone si aspetta una proposta concreta di rinnovo oltre il 2016. Messa nero su bianco. Non più solo parole e promesse. Come quelle che da oltre un anno e mezzo hanno permesso alla Sias e all’Aci Milano di rimandare la resa dei conti. Oggi non c’è più possibilità di andare oltre. E per il nuovo management sia di corso Venezia sia dell’Autodromo (insediatosi nell’agosto scorso) è una corsa contro il tempo. L’intenzione è di riuscire a breve a volare a Londra per rinfrescare la trattativa con Ecclestone e capire, nel dettaglio, quali margini di manovra potersi prendere per non restare fuori dai giochi.

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