Mamma e figlio malmenati per tre lattine di birra

L'ipotesi: una rapina sfociata in un'aggressione fisica di Dario Crippa

Carabinieri (Foto archivio)

Carabinieri (Foto archivio)

Monza, 22 agosto 2014 - Una rapina sfociata in aggressione fisica? Una donna in gravi condizioni dopo essere stata colpita con un grosso oggetto contundente? Per fortuna i fatti non si sono alla fine rivelati gravi come inizialmente temuto, ma nella tarda serata di martedì si sono vissuti momenti di tensione e apprensione in via XX Settembre, proprio alle spalle della caserma dei carabinieri di via Volturno, in uno dei quartieri a più alta densità di locali e negozi gestiti e frequentati da cittadini di origine extracomunitaria.

Sono le 23.08 quando alla centrale del 118 arriva una richiesta di aiuto. Una donna è stata aggredita nel locale di generi alimentari in cui lavora assieme alla sua famiglia. Sul posto si precipitano un’ambulanza e un’automedica inviate in codice rosso oltre a una pattuglia dei carabinieri della Compagnia di Monza. I fatti vengono ricostruiti passo dopo passo mentre la donna, una quarantacinquenne originaria del Bangladesh, e il figlio di ventotto anni vengono portati all’ospedale San Gerardo per essere medicati, per fortuna ormai in codice verde.

Secondo il racconto fornito dalle vittime i fatti sarebbero andati così. Intorno alle 23 nel negozio di alimentari si presenta un ragazzo straniero: prende tre birre e quando è il momento di saldare il conto pretende di pagarle complessivamente solo due euro. Impossibile, ovviamente. La negoziante rifiuta la transazione. E la situazione di scalda.

Finché alle spalle del giovane entrano nel negozio altre quattro persone, pure loro giovani e straniere. Il gruppo aggredisce la donna e il figlio. Anzi, alla donna viene addirittura sferrato un pugno in testa che la fa stramazzare al suolo, mentre il figlio se la caverà con qualche graffio ed escoriazione. Quando arrivano i carabinieri, però, ormai dei cinque aggressori non c’è più traccia, sono spariti nel nulla. La donna viene soccorsa e con lei pure il figlio. Ieri fino al primo pomeriggio il locale, che sorge al numero civico 13 della via XX Settembre, non era stato ancora aperto come d’abitudine. Stupore, ma non troppo, da vicini di casa: «La famiglia che gestisce il negozio è composta da brave persone, marito, moglie e due figli, arrivano da Sesto San Giovanni. Gente tranquilla. Il problema è che qua attorno, specie di sera, si aggirano facce poco raccomandabili, ci sono gruppetti - di solito di sudamericani - che alzano troppo il gomito e spesso pretendono di non pagare. L’altro giorno lo avevo anche detto alla signora che gestisce quel negozio, che spesso chiude a tarda ora, dopo la mezzanotte: “Stia attenta o, prima o poi, accadrà qualcosa anche nel suo negozio...”». di Dario Crippa