Amnesty a Israele: "Illegale l'attacco a Gaza, almeno 840 feriti"

Dure critiche anche da Iran e Arabia dopo a notte di guerra. Ma Tel Aviv rafforza le operazioni militari

In una foto diffusa dai palestinesi, un bambino colpito a Gaza

In una foto diffusa dai palestinesi, un bambino colpito a Gaza

Tel Aviv - Oltre ai missili, piovono le reazioni dopo la notte di guerra al confine tra la Striscia di Gaza e Israele e l’escalation. che  prosegue con ripetuti lanci di razzi dalla Striscia e raid dell’esercito dello Stato ebraico contro obiettivi di Hamas. Ad Askhelon, nel Sud di Israele, sono di nuovo scattate le sirene di allarme e 26 israeliani sono stati feriti dai razzi, uno dei quali ha centrato un edificio di otto piani. Sono stati piu’ di 250 i razzi lanciati nella notte, mentre l’esercito israeliano ha bombardato 140 obiettivi militari nella Striscia: Israele ha rivendicato l’uccisione di 15 militanti di Hamas, mentre secondo il movimento islamista al potere nella Striscia, nei bombardamenti sono morti 24 palestinesi, tra cui nove minorenni, mentre i feriti sono piu’ di 100.

La situazione minaccia di surriscaldare oltre ogni limite il Medio Oriente, già in fibrillazione per la questione del nucleare iraniano. Dura la reazione di Teheran: “Le azioni dei sionisti hanno ferito il cuore di Gerusalemme e l’Iran non può restare in silenzio di fronte a questi crimini”. Si è espresso così il portavoce del governo di Teheran, Ali Rabiei, dopo l’escalation delle ultime ore. “Il modo migliore per prevenire il terrorismo è rafforzare la cooperazione a livello regionale”, ha aggiunto nelle dichiarazioni diffuse dall’agenzia Tasnim con un riferimento all’Afghanistan, allo Yemen e alla “Palestina occupata”.

Non è da meno Riad. L’Arabia Saudita “condanna nei termini più forti gli attacchi delle forze di occupazione israeliane contro la sacralità della moschea di Al-Aqsa e la sicurezza dei fedeli”. E’ quanto sostiene il ministero degli Esteri di Riad all’indomani dei fatti sulla Spianata delle moschee a Gerusalemme e dell’escalation delle ultime ore. La monarchia del Golfo, che ribadisce la posizione per uno stato palestinese indipendente entro i confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale, fa appello alla “comunità internazionale affinché ritenga l’occupazione israeliana responsabile di questa escalation e fermi immediatamente le sue azioni di escalation che violano il diritto e le norme internazionali”.

Anche Amnesty international ha preso una posizione molto dura nei confronti di Tel Aviv. Le forze di sicurezza israeliane hanno usato ripetutamente e immotivatamente la forza eccessiva contro i palestinesi che protestano contro gli sgomberi forzati a Gerusalemme Est. Lo denuncia Amnesty International, riportando che dopo quattro giorni i feriti palestinesi sono almeno 840, mentre, secondo fonti della polizia israeliana, sono stati feriti almeno 21 agenti e sette civili israeliani. L’Organizzazione ha chiesto alle autorità israeliane di sospendere immediatamente gli sgomberi forzati nel quartiere di Sheikh Jarrad e di porre fine alla campagna di sgomberi forzati dai palestinesi da Gerusalemme Est.

Negli ultimi drammatici sviluppi, gruppi armati palestinesi hanno lanciato razzi contro Israele ferendo almeno una persona. Nella rappresaglia israeliana contro Gaza sono stati uccisi alcuni palestinesi. “Le prove raccolte da Amnesty International hanno evidenziato il sistematico uso della forza, illegale e immotivato, contro le proteste per lo più pacifiche dei palestinesi. A Gerusalemme Est sono stati feriti anche dei passanti e dei fedeli che pregavano durante il Ramadan“, ha dichiarato Saleh Higazi, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord. 

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunito d’urgenza, non ha raggiunto un accordo per una dichiarazione comune. Gli Stati Uniti hanno ritenuto “non appropriato un messaggio pubblico in questa fase”, hanno riferito fonti diplomatiche. L’incontro si e’ tenuto su richiesta di Tunisia, Norvegia e Cina che hanno presentato una bozza di dichiarazione, in cui si invitava “Israele a fermare le attivita’ di insediamento, demolizione ed espulsione” dei palestinesi, “anche a Gerusalemme est”. L’Ue ha chiesto la fine immediata delle violenze. Numerosi gli appelli alla moderazione, tra cui quello del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

Nella notte ci sono stati anche nuovi scontri a Gerusalemme est tra manifestanti palestinesi e la polizia israeliana. Violenze sono state segnalate anche in numerose citta’: un arabo e’ stato ucciso e altri due feriti a Lod, nel centro di Israele: la polizia ha arrestato un residente ebreo sospettato dell’omicidio. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avvertito che i palestinesi hanno superato “una linea rossa” con il lancio di missili verso Gerusalemme e che lo Stato ebraico “rispondera’ con la forza”. Il portavoce dell’esercito israeliano, Hidai Zilberman, ha avvertito che gli attacchi sulla Striscia di Gaza si intensificheranno nei prossimi giorni. 

Israele ha colpito siti di produzione e stoccaggio di razzi, compound militari e centri di addestramento, oltre a due tunnel sotterranei. L’esercito aveva gia’ avvertito che tutte le opzioni sono sul tavolo, compresa una operazione di terra e ha gia’ rafforzato l’artiglieria al confine. Nei raid e’ stata colpita anche la casa di un comandante di Hamas. “Se Israele continuera’ ad attaccare, trasformeremo Ashkelon in un inferno”, ha minacciato il portavoce dell’ala militare di Hamas, Abu Ubaidah. “Abbiamo lanciato razzi contro Ashkelon a seguito di un attacco israeliano che ha colpito una casa a ovest di Gaza City”.

Ad Askhelon sono intanto di nuovo scattate le sirene di allarme. Otto compagnie di riservisti della guardia di frontiera israeliana sono state intanto richiamate in servizio nel mezzo dell’escalation delle ultime ore e dopo i disordini in Israele. Lo riportano i media locali. Nella notte a Lod un arabo israeliano è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco. L’esercito israeliano, visto l’intensificarsi dei combattimenti con Gaza, ha schierato ulteriori batterie di artiglieria al confine con la Striscia. Un segnale che secondo i media indica che l’apparato militare israeliano si prepara ad un conflitto ancora più duro. L’esercito ha poi esteso le zone interdette al traffico civile per timore di razzi anticarro dall’enclave palestinese.