Tutto Wayne Shorter sax e autore geniale degli anni Blue Note

Gli undici album fra Davis e Coltrane di MARCO MANGIAROTTI

Wayne Shorter

Wayne Shorter

Milano, 11 novembre 2015 - Casa di Giada. Quando l’armonia si congela in arte, è la purezza che ne riflette e taglia l’immortalità. Wayne Shorter, soprattutto nel periodo Blue Note, con Art Blakey e negli album a suo nome, verrà ricordato come il compositore più grande della sua generazione (il più importante sax tenore vivente dopo Sonny Rollins). Senza dimenticare gli anni con Miles, ma là era socio d’opera, qui il titolare del talento. La divisione italiana di Universal Classics & Jazz ci regala per Natale il cofanetto “The Blue Note Albums”, il primo integrale. Undici titoli dal 1964 al 1970, prodotti da Alfred Lion, sette, dal socio fotografo Francis Wolff, uno, e da Duke Pearson, tre. L’unico che rinunciò al genio del mitico ingegnere del suono Rudy Van Gelder. Percorso originale quello di Shorter con Blue Note, dall’esordio di “Night Dreamer” (1964), magnifico tema. Lee Morgan, co direttore artistico dei Messengers di Blakey, accompagna il giovane leone al fianco dei coltraniani McCoy Tyner al piano, Reggie Workman al contrabbasso ed Elvin Jones alla batteria.

Nel secondo capitolo Blue Note, il superbo “Juju”, stessa ritmica in quartetto e “Mahjong“ che è convergenza parallela con Trane, il milesiano “Yes or No”, il capolavoro “House of Jade”. Carte mischiate fra Miles&Trane per “Speak No Evil” con Freddie Hubbard alla tromba, Herbie Hancock al piano, Ron Carter al contrabbasso, Elvin Jones alla batteria. Piccolo capolavoro “Fee-Fi-Fo-Fum”, meraviglioso “Wild Flower”. In “The Soothsayer”, monkiana, entrano James Spaulding e Tony Williams, “Lady Day” è una ballad commovente per Billie. “Penelope” il ponte sentimentale con “Etc”, dove invita Hancock, Cecil McBee e Joe Chambers. Mio preferito: “Barracudas”. Dopo l’ensemble di “The All Seeing Eye”, “Adam’as Apple” è il più celebrato tema e album in quartetto, ritorna Workman; “Schizophrenia” la prima fuga in avanti, “Super Nova” la concessione virtuosa ai nuovi tempi con Chick Corea alla batteria e marimba, come in “Moto Grosso Feio”. “Odissey of Iska” un punto finale epocale.

di MARCO MANGIAROTTI

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