Expo, spettro amianto sulle Vie d’acqua: "A Bonola inquinamento provato"

L'allarme dei comitati "No canal" sulla base dei documenti dell'appalto MyBonola. Ma Maltauro replica: negative le nostre analisi di Luca Zorloni

Gli scavi per la posa del tunnel delle Vie d’acqua

Gli scavi per la posa del tunnel delle Vie d’acqua

Milano, 22 ottobre 2014 - L’amianto dalle parti del quartiere Gallaratese è storia vecchia. Sepolta sotto cumuli di terra. Finché qualcuno non va a smuovere quella terra. E con essa riemergono le carte che gettano un’ombra sulla presenza di inquinanti cancerogeni. Il «qualcuno» in questione è Maltauro, l’impresa vicentina che per 42 milioni di euro si è aggiudicata l’appalto delle Vie d’acqua sud, il canale che collegherà il sito dell’Expo alla Darsena di Milano, finito nei giorni scorsi sotto la lente della Procura con uno strascico di arresti. Gli 11 chilometri dell’opera passano proprio dal Gallaratese. A essere precisi, a fianco del complesso MyBonola, il palazzone di tredici piani ancora incompiuto tra le vie Castellanza e Parabiago. E le carte tornate a galla sono quelle in cui si narra la storia di inquinamento di quest’area, delimitata a nord da via Bolla: ex Incab-ex Italver quando era un insediamento industriale, poi ribattezzata piano integrato di intervento (pii) Bolla-Parabiago-Castellanza quando nel 2005 si decide di riqualificare gli oltre 24mila metri quadri con un complesso residenziale, il MyBonola, e un parco.

Le operazioni iniziano nel 2009: scavando, vengono alla luce lastre intere e frantumate di amianto, come riporta una lettera del 14 luglio della società di ingegneria ambientale Europrogetti, incaricata della bonifica dai proprietari, Area Lamaro spa. A febbraio 2010 è Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, a scrivere: ricorda che da «sondaggi interni» «si evidenzia la presenza di lastre e frammenti di eternit variamente distribuita anche sulle porzioni d’area non precedentemente individuate come soggetti agli scavi di bonifica». I costruttori confermano e chiedono il via libera per estendere la decontaminazione. Il semaforo verde arriva a fine marzo dai tecnici di Palazzo Marino e negli ultimi giorni di ottobre Area Lamaro termina i lavori. Tuttavia in nessuno scritto si delimitano con precisione i confini dell’inquinamento da eternit nell’area. Così, quando Maltauro entra nel corridoio a fianco a MyBonola dove sta costruendo le Vie d’acqua, gli scavi tornano a far paura ai residenti. «L’inquinamento è provato», denunciano i «No canal» tirando fuori i carteggi qui riassunti.

Partono due esposti: il primo a settembre, presentato da un gruppo di cittadini. Il secondo, il 9 ottobre, siglato dal presidente della Commissione ambiente del Consiglio di zona 8, Enrico Fedrighini. L’impresa vicentina ha spiegato di aver «verificato l’esistenza sull’area di una certificazione di avvenuta bonifica fornita dalla Provincia di Milano», che per i comitati «No Canal» si riferisce solo al complesso MyBonola. Maltauro ha aggiunto di aver ricevuto «dall’ufficio bonifiche del Comune di Milano l’assicurazione che l’area pii Bolla non fosse soggetta a vincoli ambientali, in quanto già bonificata» e di aver fatto analizzare il 24 settembre quattro campioni da due cumuli di terra. Risultato: negativo, niente amianto né idrocarburi. Tuttavia i «No Canal» non sono convinti: le montagne di terreno, esposte all’aria aperta, potrebbero aver disperso le fibre di eternit e in questo modo le analisi o non le avrebbero evidenziate o le avrebbero rilevate sotto la soglia di allarme. L’ultima parola ora spetta alle indagini.

luca.zorloni@ilgiorno.net

Twitter: @Luke_like

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro