Rosina e il farmaco creato a Nerviano. Tumore al polmone fermo da 31 mesi

Arrivata al Niguarda con metastasi al cervello. I medici: risposta eccezionale in una paziente

Il dottor Giulio Cerea con la paziente Rosina Grasso

Il dottor Giulio Cerea con la paziente Rosina Grasso

Milano, 23 luglio 2016 - Una volta al mese la signora Rosina Grasso di Teora, in provincia di Avellino, prende un treno per venire a Milano, all’ospedale Niguarda. L’accompagnano uno dei due figli o sua sorella Angelina. Così da due anni e sette mesi, dal 19 dicembre 2013. Adesso ce la fa in giornata: sveglia alle 4 e a casa per mezzanotte con le sue capsule, dieci al dì per quattro giorni, poi riposo per tre. Le medicine che prende non sono in commercio. Rosina, 48 anni a dicembre, ha un tumore al polmone, arrivato alle metastasi con lesioni al cervello. Un tumore particolare, spiega il dottor Giulio Cerea che la segue al Cancer Center: una mutazione genetica chiamata ROS-1 è la causa principale della malattia. Rosina è una dei 119 pazienti che stanno sperimentando un farmaco innovativo e italiano, creato al Nerviano Medical Sciences.

Si chiama «Entrectinib» e sta alla chemioterapia tradizionale come un cecchino a un bombardamento: bersaglia la proteina alterata «ROS-1» e altre due, «TRK» e «ALK», colpevoli di certe forme di cancro anche al colon-retto e di altri tumori solidi. Forme rare, tra tutte e tre si arriva all’1% dei tumori al polmone; ma vuol dire 400 nuove diagnosi in Italia ogni anno, migliaia di persone.

La sperimerimentazione è iniziata nell’ottobre 2012, primo paziente all’Istituto dei tumori, il secondo al Niguarda; oggi sono 21 qui, 33 in via Venezian, gli altri in tre ospedali negli Usa. «Un progetto globale», chiarisce Salvatore Siena, il luminare che dirige l’Oncologia del Niguarda. Al congresso dell’American Association for Cancer Research, a New Orleans, sono stati presentati i risultati della fase 1: il tasso di risposta positiva è del 72%, tra i 14 che hanno l’alterazione ROS-1, l’86% ha avuto un arresto o una regressione del tumore.

Si è parlato anche di Rosina Grasso, perché la sua risposta è stata «eclatante»: le biologhe Giovanna Marrapese e Silvia Ghezzi, al Niguarda, si sono accorte che non solo il suo tumore ha avuto una «riduzione significativa», non solo l’hanno avuta le lesioni ai linfonodi, ma si sono fermate anche quelle encefaliche. «Il vantaggio di Entrectinib è che diversamente da altri farmaci molecolari riesce a superare la barriera del sistema nervoso centrale», spiega il professor Siena. Un grosso passo avanti per la medicina ufficiale, compiuto a venti chilometri da Milano, nel centro di ricerca della Regione Lombardia. Ci sono voluti sei anni, spiega Elena Ardini, la ricercatrice responsabile del progetto al NMS, ci hanno lavorato «decine di persone con competenze diverse e la stessa passione».

Quella che «ti svegli e pensi al paziente che deve fare la Tac», alla prima che ha risposto, «una ragazza di 22 anni». La fase 2, partita negli Usa, tra un mese in Italia, coinvolgerà più di cento ospedali, anche nel resto d’Europa e in Asia. Se i risultati saranno confermati si chiederà l’approvazione della FDA e dell’EMA per metterlo in commercio. Quanto ci vorrà «dipende dal numero di pazienti», dalla capacità di scovare quelli con le alterazioni-target, anche insospettabili come Rosina: chi ha metastasi cerebrali, in genere, non accede alle sperimentazioni. Ma sua sorella Angelina, che fa l’infermiera a Roma, non si è arresa quando la chemio all’ospedale oncologico di Rionero, provincia di Potenza, non dava effetti, e un altro farmaco Rosina l’aveva dovuto sospendere perché «avevo gli occhi così gonfi da non poterli aprire»: è andata a Perugia, l’ha portata al Niguarda.

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