Dipendenti Inail infedeli: il Pm chiede la condanna per truffa

Secondo l'accusa avrebbero sottratto fondi destinati alla manutenzione degli immobili, mettendo da parte un "tesoretto" di 230mila euro. Sei gli imputati

Il Tribunale di Milano

Il Tribunale di Milano

Milano, 31 maggio 2016 - Era una truffa ben congegnata, che è andata avanti dal 2005 fino almeno a marzo 2010. Sei tra ex dipendenti di Inail Lombardia e titolari di ditte che eseguivano abitualmente lavori di ristrutturazione per l’ente assicurativo avrebbero sottratto fondi destinati alla manutenzione degli immobili per mettere da parte un "tesoretto" di oltre 230mila euro con cui ristrutturare casa propria o dei familiari e rinnovare l’arredamento. Per questo il pm Grazia Colacicco ha chiesto ai giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Milano di condannare per truffa, corruzione e falso i sei imputati a pene che vanno da 1 anno e 10 mesi a 4 anni e 9 mesi. Anche le società coinvolte, la Gadex Scarl, la Gadex RLC Scarl, La Progetto.06, la Progetto Store sas e le due ditte individuali di Rimaroli Massimo e di Fiume Gaspare, per il pm devono pagare sanzioni pecuniarie per aver violato il decreto legislativo 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

L'indagine, come ha ricostruito in aula il pm Colacicco, vede al centro alcune fatture emesse tra il 2005 e marzo 2010 "non sempre fedeli alle prestazioni realmente eseguite". Fatture che, per il rappresentante della pubblica accusa, sarebbero state "gonfiate" con lo scopo di mettere da parte "fondi per pagare forniture che andavano direttamente a dipendenti dell’istituto o ai loro parenti". Un meccanismo, ha fatto notare il pm nella sua requisitoria, che non sarebbe stato possibile mettere in piedi senza che "i funzionari preposti al settore approvvigionamenti dell’Inail, aggirassero i controlli interni" dato che "sono state riscontrate falsificazioni e duplicazioni di spese" che potevano passare inosservate "solo con la complicità del personale" dell’ente assicurativo.

In questo modo dalle casse di Inail Lombardia sarebbero usciti oltre 230mila euro - l'equivalente in beni mobili e immobili era stato sequestrato due anni fa dalla Gdf – finiti poi nelle tasche dei dipendenti infedeli. Così al termine della sua requisitoria, il pm ha chiesto di condannare Massimo Rimaroli, allora imprenditore, a 4 anni e 9 mesi, Giuseppe Pennacchia, ai tempi dipendente del settore contabilita', a 3 anni e 10 mesi di carcere, i titolari di ditte fornitrici Gaspare Fiume, Garbagnati Gianluca e Sara Costa, rispettivamente a 3 anni e 8 mesi e a due anni e mezzo di reclusione e Maurizio Dalla Cort, altro funzionario Inail, a 1 anno e 10 mesi. Per le società finite sotto in chiesta, come persone giuridiche, è stata chiesta l'applicazione della sanzione pecuniaria pari a duecento quote, oltre alle sanzioni interdittive previste dalla legge. Per il magistrato, infine, una dipendente dell'Istituto va assolta "per non aver commesso il fatto".

Sulla vicenda L' Inail regionale aveva avviato un'inchiesta interna per gli anni 2007 -2010 che aveva riscontrato "innumerevoli violazioni delle disposizioni interne, che a tratti delineano procedure di spesa" con "profili di illegittimità e illiceità".

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