Lunedì 29 Aprile 2024

Caos al Pio Albergo Trivulzio. «Nessun letto in meno, 230 erano solo sulla carta»

La difesa del direttore generale Soro messo sotto accusa dalla Regione. Intanto si cerca la mediazione coi medici in rivolta. Il centrodestra chiede il commissariamento, il Comune difende i vertici. Majorino rilancia la fusione col Golgi di Giulia Bonezzi

Casa di riposo (Foto archivio)

Casa di riposo (Foto archivio)

Milano, 4 dicembre 2014 – Il giorno dopo il “processo” ai vertici in Regione, al Pio Albergo Trivulzio si cerca di rimettere insieme i pezzi. Cominciando dal clima aziendale: i medici, firmatari di una lettera di fuoco contro il direttore generale Giovanni Soro, ieri hanno incontrato il direttore socio-sanitario, Francesco Della Croce. Un incontro partecipato, con una quarantina di dottori che avevano chiesto a voce alta di essere ascoltati e coinvolti nella riorganizzazione in atto alla Baggina, che ha creato problemi soprattutto sui fronti dell’accorpamento di reparti e della valutazione dei pazienti nell’area della riabilitazione, con conflitti tra medici e capoinfermieri. Il cda del Pat sembra aver affidato al direttore sanitario il compito di fare da paciere, e allentare la tensione esplosa tra i medici e il dg Soro, che chiede loro di partecipare (insieme ai dirigenti) al pagamento di 100 mila euro di mancati rimborsi, decurtati dall’Asl per irregolarità nei fascicoli sanitari del 2012, onde evitare che pesino sui conti ancora ampiamente da risanare. In tre anni, i vertici subentrati nel 2011 a quelli che adesso si difendono in tribunale per la loro gestione del patrimonio immobiliare, ha ridotto il rosso di bilancio da 10,8 a 7,1 milioni. Ma l’esposizione con le banche è cresciuta, da 57 milioni a 91 alla fine di quest’anno, che costeranno 2,2 milioni in oneri finanziari: quel tesoro di mattone, frutto di lasciti e donazioni, da 400 milioni di euro si vende male nel mercato in crisi, quest’anno le aste sono andate a vuoto.

Intanto, dai piani alti della Baggina arriva una nota ufficiale per fare chiarezza, a seguito della strigliata subita da Soro mercoledì durante la commissione sanità del Pirellone. L’assessore regionale alla Famiglia Maria Cristina Cantù, aveva rinfacciato al dg il fatto che i posti letto accreditati alla Rsa Trivulzio siano scesi da 754 a 590: un piano che la Regione «non ha potuto fare altro che ratificare», aveva spiegato l’amministratrice leghista sottolineando che i posti «sono opportunità» per sollevare il bilancio. Il dg ieri ha ribadito, e per iscritto, che i 230 posti in meno erano soltanto figurativi. Letti «solo sulla carta e mai coperti da reali finanziamenti dell’Asl», una situazione comune in diversi ospedali pubblici. «Il piano di ammodernamento del 2013 - continua Soro - ha consentito di ottenere l’accreditamento definitivo di 590 posti a contratto con l’Asl» nella sede centrale della Baggina, «ai quali si aggiungono», a Milano, i 95 della struttura Principessa Iolanda e i 120 (più 30 diurni) della Rsa di via Pindaro.

Numeri a parte, a imperversare è lo scontro politico. Il centrodestra che comanda in Regione, la quale esprime tre settimi del consiglio d’amministrazione del Pat, va all’attacco contro il Comune guidato dal centrosinistra, che di consiglieri ne ha nominati quattro compresa la presidente Laura Ferro. Forza Italia spinge per il commissariamento del Trivulzio (chiesto, però, anche dai 5 stelle), ma il più scatenato è Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia che, nella sua doppia veste di consigliere comunale e regionale, ora vuole che le accuse dei medici siano ascoltata anche a Palazzo Marino, dalla commissione competente. E ripete la minaccia di portare a un giudice denunce che, per lui, «hanno rilevanza penale», se il cda non risponderà alle sue domande messe per iscritto.

Intanto l’assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino (che la commissione del Pirellone sentirà sul caso il 17 dicembre, insieme all’omologa Cantù) spezza una lancia a difesa della governance messa sotto accusa dalla Regione: «Bisogna andare avanti con forza sul risanamento» dei conti del Trivulzio, «sapendo che diversi passi avanti sono stati fatti. Regione Lombardia non cerchi pretesti per ridimensionare il Pat». E intanto «la riflessione va riaperta» sulla fusione del Trivulzio col Golgi-Redaelli. Un’idea antica e ancora sulla carta anche più di quei 230 posti letto al Pat. Rilanciata con forza da Majorino e osteggiata, in Regione, soprattutto da Forza Italia. «Impensabile», la definiva mercoledì l’assessore azzurro alla Salute Mario Mantovani (un commento, il suo, perché le competenze dirette sulle aziende di servizi alla persona le ha Cantù), osservando, circa i guai della Baggina, che «questi carrozzoni difficili da governare non garantiscono la serenità ad anziani con disagi e spesso non autosufficienti. Per come la vedo io, ogni zona dovrebbe avere il suo piccolo Pat».

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