Giovedì 18 Aprile 2024

Strage di via Palestro, il presunto basista: "Sono innocente. Accusato per vendetta"

Filippo Tutino smentisce la testimonianza del pentito di mafia Spatuzza: "Accusa me per vendetta verso mio frantello Vincenzo che non volle diventare collaboratore di giustizia"

Il pm Paolo Storari in un'udienza del processo per strage di via Palestro a Tutino

Il pm Paolo Storari in un'udienza del processo per strage di via Palestro a Tutino

Milano, 25 novembre 2014 - Si proclama innocente e afferma di non essere stato a Milano nei giorni dell'attentato in via Palestro, nel luglio di 21 anni fa. «Sono innocente, Spatuzza mi ha accusato per una vendetta trasversale, per colpire mio fratello Vittorio»: così ha detto in aula Filippo Marcello Tutino, il presunto basista dell'attentato di via Palestro del 27 luglio 1993, imputato a Milano per strage e ascoltato in video collegamento dal carcere di Spoleto dove è detenuto.

Rispondendo alle domande del suo difensore, l'avvocato Flavio Sinatra, e del pm Paolo Storari, nel corso dell'esame nel processo in Corte d'Assise a suo carico, Tutino ha respinto l'accusa, emersa in seguito alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, di aver partecipato alla strage in cui morirono cinque persone e altre 12 rimasero ferite per l'esplosione di un'autobomba davanti al Padiglione di arte contemporanea di Milano.

Filippo Marcello Tutino, secondo l'accusa, sarebbe stato scelto come basista «perché conosceva Milano». Avrebbe avuto così la possibilità di «riabilitarsi» di fronte a Cosa Nostra dopo che aveva fatto sparire un carico di sigarette a Palermo intascandosi i soldi. L'uomo, dopo essere andato in Stazione Centrale a prendere Spatuzza (poi rientrato a Roma e non presente alla strage), avrebbe rubato in zona Bovisa la Fiat Uno che saltò in aria alle 23 di quel giorno.

A guidare l'auto fino a via Palestro e a innescare l'esplosione sarebbe stato il fratello dell'imputato, Vittorio. «Nel luglio del '93 ero a Palermo - ha spiegato - non sono mai andato a prendere nessuno alla stazione di Milano. Ho conosciuto Spatuzza tra il 1984 e il 1985 perché andavamo dallo stesso barbiere, diventammo amici e iniziammo a lavorare insieme». Secondo Tutino, quindi, Spatuzza avrebbe parlato di un suo coinvolgimento per «fare una cattiveria» nei confronti del fratello, Vittorio, perché quest'ultimo «si era rifiutato di diventare un collaboratore di giustizia». Oltre a Tutino, oggi sono stati ascoltati in aula quattro testimoni, tra cui Salvatore Grigoli, uno dei killer di don Pino Puglisi. Nella prossima udienza, il 20 gennaio, verranno ascoltati altri testi, tra cui il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca.