Milan, Gattuso ringhia: "Non mi dimetto"

Lo sfogo dell’allenatore: "Siamo una squadra fragile che gioca con troppa paura. Mai pensato di essere io il problema"

Gennaro Gattuso (Ansa)

Gennaro Gattuso (Ansa)

Milano, 24 dicembre 2017 - «Io non mi dimetterò mai. Lascerei solo se vedessi che i giocatori non mi seguono, se fossi un peso». Gattuso non ci gira intorno. «Ma il problema non sono io». Ovvero, per logica elementare, sono i giocatori. «Sembriamo una banda musicale, mancano solo gli strumenti». All’intervallo in effetti alcuni bambini cantano Jingle Bells a bordo campo per festeggiare il Natale: stonano spesso e non hanno una pronuncia impeccabile della lingua inglese ma sembrano comunque un’orchestra migliore di quella di Gattuso. «Stiamo sempre a cercare di spiegare perché gli episodi ci condannano, ma questi episodi sfavorevoli ce li andiamo a cercare commettendo degli errori. Tante cose sono funzionate, all’inizio la partita è stata interpretata bene. Ma siamo andati in svantaggio e il campo è diventato in salita. Nella ripresa ci abbiamo provato, ma non è bastato». L’accusa è la stessa da un mese ma il bilancio continua a piangere: complessivamente Gattuso può contare su appena un successo su sei gare, con tre sconfitte.

«Quando dico che non siamo una squadra lo tocco con mano: nei momenti di difficoltà non riusciamo a reagire, è un dato di fatto». La contestazione non lo riguarda (sebbene lui avesse chiesto un po’ di clemenza) ma brucia dentro come una fiamma: «È una situazione complicata, c’è la contestazione dei tifosi: non si può pensare di continuare la stagione in questo modo. Ma non vedo gente che non si impegna: vedo gente che fa una fatica pazzesca, ma è evidente che siamo una squadra fragile». Concetti semplici, inutile arrampicarsi all’attico quando il problema è alle fondamenta: «Oggi il problema non è solo la condizione, ma c’è anche la componente mentale. Quello che stiamo facendo non basta, dobbiamo diventare squadra e per farlo dobbiamo commettere meno errori, perché ne facciamo tanti. Ci mancano fame, malizia, cattiveria».

E potrebbe andare avanti all’infinito ad elencare le gravi carenze rossonere. «Bisogna anche smetterla di fare paragoni con il passato: non ci stanno, c’erano giocatori diversi, una società diversa. Ora dobbiamo pensare al presente, un presente pieno di difficoltà dalle quali dobbiamo cercare di uscire tutti assieme». Assieme a Donnarumma: «Quando si prende gol è colpa di tutti». Un anno fa il trionfo di Doha e le lacrime del portiere, oggi ancora nell’occhio del ciclone. I numeri sono spietati: otto sconfitte su 18 in campionato, mai così male dalla stagione 1981/82, seconda e ultima retrocessione rossonera.

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