Napoli-Milan, Donnarumma è l'ultimo baluardo

Il giovane portiere tiene la squadra in partita, poi è beffato da Zielinski

Gianluigi Donnarumma

Gianluigi Donnarumma

Milano, 19 novembre 2017 - La “partita speciale” di Donnarumma finisce in uno scontro tra “scugnizzi” che premia Insigne dopo il pasticcio del guardalinee e l’intervento del Var. I due escono all’intervallo scambiandosi i complimenti: il tiro del figlio prediletto di Napoli finisce in rete, la mano del figlio di Castellammare di Stabia con un’intuizione rischia di compiere l’ennesimo miracolo della sua giovane carriera.

Parare anche quella conclusione sarebbe stato chiedergli davvero troppo: se il Milan resta in partita infatti è soprattutto merito di Donnarumma, impegnato 8 volte solo nel primo tempo, prima di commettere l’unica svista, battuto da Zielinski in mezzo alle gambe ma con l’alibi dell’ennesimo uno contro uno da gestire. Donnarumma, nato a pochi passi dalle pendici del Vesuvio, ha vissuto una mattinata da Cicerone, illustrando ai compagni assieme al fratello Antonio, all’amico Abate e al mister Montella - dall’albergo sul lungomare Margellina dove la squadra ha trascorso la notte - le meraviglie della città, il calore di Napoli e del San Paolo dove da bambino veniva trascinato dalla madre, tifosissima degli Azzurri. Un vero derby in famiglia e il vero derby del cuore per Donnarumma, appassionato di Milan ma “simpatizzante” - per sua stessa ammissione - del Napoli. Squadra che per 14 anni non ha notato di avere a pochi chilometri un potenziale fuoriclasse.

Una settimana grodolce. Il dramma sportivo di lunedì per Donnarumma è assorbito. Non dimenticato, impossibile per una delusione tanto grande. Donnarumma avrebbe disputato un Mondiale - da riserva per ovvie ragioni gerarchiche - ad appena 19 anni, un anno più giovane di quanto riuscì a Buffon - da terzo portiere, dopo Pagliuca e Peruzzi - nel 1998. Un piccolo record di precocità nello scontro generazionale con il suo idolo che con un abbraccio a San Siro tra le lacrime e con parole al miele (“Lascio l’Italia nelle sua mani, sono mani sicure”) ha sancito il “passaggio della torcia”, la consegna del testimone azzurro. “Lo ringrazio - ammette Donnarumma - per le belle parole che ha sempre avuto nei miei confronti. Lui sarà sempre un numero uno, un portiere irraggiungibile per quanto ha fatto in una carriera straordinaria. I paragoni con lui mi caricano ma ho ancora molto da lavorare”. Siamo, certo, sulla buona strada. E il Paris Saint Germain monitora una situazione golosa: quella clausola da 75 milioni resta una Spada di Damocle...

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