Sacchi commosso: "Berlusconi? Un genio, ha rivoluzionato il pallone"

L’elogio dell'allenatore di tanti trionfi. "Al presidente non bastava vincere, voleva farlo divertendo"

Arrigo Sacchi (foto Newpress)

Arrigo Sacchi (foto Newpress)

Milano, 14 aprile 2017 - Buongiorno Arrigo Sacchi. Questa volta è vero, Berlusconi ha venduto il Milan...

«Mi spiace davvero tanto, ma è la vita. E se ne va anche un pezzo della mia vita. Sono addolorato quanto la famiglia Berlusconi. Mi ha chiamato due giorni fa il presidente, sentivo che era commosso: mi ha detto che ha speso tanti soldi per il Milan ma che l’ha fatto con passione. Trasmetteva amore, energia ed entusiasmo».

Cosa è stato Silvio Berlusconi per il calcio italiano?

«Il protagonista assoluto, ha rappresentato il vero rinascimento. Pensi alle numerose finali europee tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta vissute dai club italiani, proprio in coincidenza con l’avvento di Berlusconi. Non è stato un caso».

E cosa è stato Berlusconi per lei?

«Quando mi scelse, correndo un grande rischio, io commentai con la mia famiglia: o è un pazzo o è un genio. Era venuto a prendermi a Parma in serie B solo perché vide giocare bene la mia squadra col Milan di Liedholm in coppa Italia. È stato un innovatore e non solo, è riuscito ad abolire il vecchio dogma del calcio italiano, cioè vincere a ogni costo, per introdurre il concetto più appagante del vincere, convincere e divertire perché aveva capito che grazie alla bellezza del gioco la vittoria stessa veniva amplificata. Lui voleva vincere, ma con merito».

Il più bel ricordo con Berlusconi?

«La grande gioia quando vincemmo la Coppa dei Campioni con la Steaua al punto che l’Equipe scrisse: «Dopo aver visto questo Milan il calcio non potrà più essere lo stesso». Ma a lui devo anche il fatto che l’Uefa mi ha inserito fra i dieci allenatori migliori...».

Quale consiglio si sente di dare alla nuova proprietà cinese?

«Il Milan ha bisogno di ritrovare la grandezza e bisogna riempirlo con ambizione, orgoglio e passione, come facevamo noi. Devono fare molta attenzione a scegliere gli uomini, la base è avere giocatori che sentano amore e professionalità per il proprio lavoro. Insomma, prima gli uomini, poi i calciatori. Ai cinesi dico che occorre ritrovare l’orgoglio, l’ambizione e la gioia di essere il Milan».

I tifosi sembrano scettici per l’avvento di Yonghong...

«Ai supporter rossoneri vorrei dire di smettere di aver paura del nuovo. Accettino il cambiamento con piacere, serve pazienza. Mi spiace solo che negli ultimi due anni abbiano preso di mira e contestato Galliani: dopo tutto quel che ha fatto non se lo meritava...». 

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