di Giulio Mola

Milano, 29 gennaio 2014 - Ombre sul futuro dell’Inter. Dubbi sulla “tenuta” della cordata indonesiana che dall’autunno scorso ha acquisito la maggioranza del pacchetto azionario del club nerazzurro . E sullo sfondo uno scenario che non sarebbe neppure tanto sorprendente: non tanto l’arrivo di Bakrie (potentissimo politico d’Indonesia e secondo alcuni il vero deus ex machina dell’operazione) ma la nuova scalata di Massimo Moratti ai vertici del club. Succede di tutto nella sede di corso Vittorio Emanuele dove da lunedì il tycoon di Giakarta si è rinchiuso «con la voglia di lavorare, conoscere, progettare». Cordiale ma per nulla loquace il presidente: e proprio il suo silenzio assordante (niente interviste, solo un paio di comunicati stampa prima del suo ritorno in Italia) lascia intuire che i i pensieri non siano rivolti solo al mercato.

In questi giorni il nuovo proprietario del club avrebbe dovuto prendere decisioni importanti sul futuro assetto societario, ma oltre alle solite indiscrezioni (il dt Branca in bilico per i fallimentari acquisti della scorsa estate e pronto a cedere la scrivania a Sabatini, il dg Fassone contestato dalla tifoseria ed invitato ad andarsene, il manager Williamson in arrivo dal DC United per mettere ordine) vanno registrate soprattutto le apparizioni dell’ingombrante sagoma di Massimo Moratti. Il quale, a breve, potrebbe rilevare nuove quote e diventare azionista di maggioranza relativa.

Si sa che Thohir e i suoi storici soci Roeslani e Soetedjo hanno acquistato il 70% dell’Inter (valutata circa 350 milioni di euro) attraverso una società veicolo, la “The International Sports Capital consortium”, pagando 75 milioni di euro e accollandosi debiti per circa 180 milioni (l’uomo d’affari asiatico dovrebbe “coprirli” entro i prossimi due anni anche se al momento le fidejussioni richieste per il risanamento dei conti non sarebbero arrivate per motivi “tecnici”). E si sa pure che nella mente di Erick ci sarebbe l’idea di quotare il club nerazzurro alla Borsa di Hong Kong per poi reinvestire gli eventuali utili. Al momento Thohir è proprietario del 42% delle azioni, a Soetedejo e Roeslani ne toccano il 14% a testa.

Ma negli ultimi giorni sono diventate sempre più insistenti le voci di un possibile disimpegno proprio di quest’ultimo, alle prese con seri problemi finanziari di cui si era parlato già due mesi fa: Roeslani, ex dirigente della Bumi, era stato infatti denunciato per la scomparsa di 201 milioni di dollari (circa 148 milioni di euro) dalle casse della Berau Coal, società controllata dalla Bumi e di cui l’imprenditore indonesiano era amministratore delegato. Il socio di Thohir (non nuovo a guai giudiziari) avrebbe accettato di versare una grossa parte della cifra, circa 173 milioni di dollari ovvero 123 milioni di euro). Ma il “buco” non sarebbe stato ancora coperto e ora Roeslani potrebbe cedere le sue quote proprio alla famiglia Moratti, che dall’attuale 28,3% passerebbe al 42,3% superando lo stesso Thohir. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che l’uomo di Giakarta non avrebbe le “mani libere” per una serie di paletti messi nel contratto di compravendita: fra questi il diritto di veto di Moratti sulle grandi operazioni di mercato e quello di prelazione di acquisto per eventuali quote disperse.