di Giulio Mola

Milano, 1 giugno 2013 - Le ragioni del cuore potrebbero contare, ancora, più di quelle del portafoglio. Il quesito che da giorni rimbomba nella mente di Moratti («Vendo o non vendo l’Inter?») è di quelli da toglierti il sonno. Sfoglia la margherita, ma probabilmente ha già deciso. Scegliendo una via di mezzo, la soluzione più indolore: la cessione di una quota di minoranza, tra il 30 e il 40%, finalizzata a recuperare risorse da impiegare nel progetto stadio. E rimandare ad altri tempi, successivi alla costruzione dell’impianto di proprietà, il passaggio di consegne al gruppo indonesiano di Erick Thohir. «Non c’è fretta, si avanti con calma. E non ho intenzione di vendere l’Inter», ripete il presidente da Londra, dove trascorrerà il weekend. Gli analisti finanziari che si sono occupati della vicenda suggeriscono a Moratti di non farsi sfuggire l’occasione, perché l’offerta di 280 milioni per l’80% è di quelle irrinunciabili.

Così come non si possono trascurare i 100 milioni che gli asiatici metterebbero sul mercato (Lavezzi e Jovetic gli obietivi). Ma il presidente deve fare i conti anche con le pressioni dei figli: un invito, quasi una supplica, a non cedere alle tentazioni. Del resto in pochi, a cominciare da Zanetti, s’immaginano un’Inter senza Moratti proprio all’alba di un nuovo ciclo. Intanto dal profilo Twitter di Thohir ieri è spuntato un #Amala, e un #ForzaInter: il magnate ha voluto rispondere con questi hashtag a un follower. Per far capire che le sue sono intenzioni serissime.