Milano, 9 luglio 2012 – Il raduno di Milanello batte il gong iniziale della stagione 2012-2013. Ma quest'anno aleggia nell'aria un sentore di rivoluzione. Dato l’addio a Gattuso, Nesta, Inzaghi, Seedorf e Zambrotta, il Milan di Allegri si prepara a partire con due veterani, Ambrosini e Abbiati, e due punti fermi, Thiago Silva e Ibrahimovic, ma troppi dubbi.

Il centrocampo, con gli innesti di Montolivo, Traoré e Constant, e la conferma di Flamini, sembra costruito più per mettere fiato e chilometri che per creare gioco. In difesa, Francesco Acerbi contenderà la maglia da titolare a Mexes al fianco di Thiago Silva. A destra Abate è sicuro del posto, mentre il ruolo di esterno sinistro è un’incognita: ci potrebbe essere ancora Antonini, oppure il più eclettico Emanuelson.
In attacco Allegri si aggrappa ai gol di Ibrahimovic e spera di ritrovare quelli di Pato, che nell'ultimo anno ha avuto non pochi problemi di infortuni. Infine la rosa si completa con Cassano, Robinho, El Shaarawy e Boateng.

L'amministratore delegato del gruppo, monopolizza il microfono: “Dobbiamo lottare per vincere il campionato, far bene in Champions League e in Coppa Italia. Fare in modo che gli infortuni da patologici diventino fisiologici, ma soprattutto diminuirne il numero: nella scorsa stagione ci siamo fatti male un po’ troppo”.
Si è di fronte a un Milan tutto nuovo, e anagraficamente più giovane, continua Galliani: “il nucleo storico se n'è andato; adesso dovrà essere brava la società, ma anche l’allenatore”, e sui dubbi che riguardano Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva spiega che “tutto è possibile, il mercato è lunghissimo ma questo non vuol dire dire che vadano via. Meglio però non parlare di mercato, lo commenteremo solo alle 19.01 del 31 agosto”

La verità, ad ogni modo, è che i grandi nomi del calcio ormai non vengono più in Italia. “E’ uno sforzo sovrumano mantenere questa squadra, ma faremo il massimo. L'economia va male, ormai, certi giocatori non sono più alla portata di Milan, Juventus e Inter.

Non so quando si potrà ripetere il 2007 (Champions League vinta ad Atene, ndr.), il problema è di tutto il calcio italiano non solo del Milan. Venti anni fa fatturavamo come Real o Barcellona, ora siamo primi in Italia come fatturato, ma fatturiamo la metà degli spagnoli. Sul fatturato globale la Liga ha un miliardo e 700 milioni di euro globale: non puoi competere”.