Carnago, 21 ottobre 2011 - E’ sempre bello il risveglio dopo una vittoria che profuma di qualificazione. Il “day after” del Milan è ancora più piacevole.

Lo sa, caro Allegri, che quando i rossoneri non perdono le prime tre partite di Champions arrivano almeno in semifinale?
«No, veramente l’ho appreso da pochissimo. E’ un dato statistico importante e che può darci fiducia, ma credo sia difficile arrivare in fondo. Però se finiamo primi nel girone...»

Mettendo da parte la classifica del vostro raggruppamento in cui siete primi per differenza reti, quanto siete realmente distanti dal Barcellona?
«Adesso la squadra catalana è la più forte ed è pure quella che pratica il calcio migliore. Però poi la partita la si deve giocare, e noi a Barcellona, almeno per venticinque minuti, ci siamo espressi bene. E se avessimo sfruttato meglio la fase offensiva potevamo andare sul 2-0. Purtroppo abbiamo subìto due reti per eccessivo rilassamento...»

Inizio di stagione con alti e bassi, quasi a conferma del fatto che nelle grandi squadre lo scoglio più difficile è confermarsi il secondo anno dopo i successi nel primo...
«Non credo, in questa società ci sono tutti i presupposti per rivincere. Piuttosto andrebbero analizzate tutte le situazioni capitate dal 12 luglio ad oggi: una preparazione ad hoc per la finale di Supercoppa, il successo contro l’Inter, il calo di tensione, la sosta forzata e soprattutto gli infortuni. Tanti problemi che tutti insieme hanno causato la mancanza di risultati nonostante le buone partite. Resto dell’idea che ci mancano diversi punti, abbiamo giocato male solo a Torino con la Juventus».

Avete vinto il primo derby della stagione, siete davanti all’Inter in campionato e avete più punti in Champions dei "cugini". Basta questo per far godere i tifosi rossoneri..
«Meno male, dico io, che a Milano il derby è diverso da Roma. Lì vale solo la partita, qui si gioca tutto l’anno, guardando la classifica. Ho una squadra costruita per vincere, però i conti si fanno solo alla fine, l’Inter resta avversario sempre temibile».

Galliani dice che il Milan è poco tutelato dalla stampa, Moratti sostiene che l’Inter è poco tutelata dagli arbitri. Ma serve davvero lamentarsi?
«Non giudico gli altri, ma so che il Milan ha una sua filosofia, ovvero di non lamentarsi mai. Quello di Galliani è stato solo uno sfogo in generale, perché i rossoneri erano stati dati per morti dopo le prime quattro giornate di campionato...».

Tornando agli arbitri, sono più o meno condizionati rispetto ai tempi di calciopoli?
«Quello dell’arbitro è un mestiere difficile. Una domenica li si critica, poi non li si commenta, poi riprendi a parlare di loro. Ma alla fine dell’anno errori e favori si compensano, o nella peggiore delle ipotesi sono 60 e 40. Lasciamoli lavorare serenamente...»

Torniamo al Milan. In quindici mesi quante volte Berlusconi l’ha rimproverata?
«Ma no, io con lui ho un ottimo rapporto e quando telefona mi fa davvero piacere. Ma rimproveri mai..»

Neppure quando le consigliò di pettinarsi?
«Ah, è vero, ma solo quello. Perché mi presentai in conferenza stampa con i capelli un po’ disordinati...»

E quante volte il Cavaliere l’ha chiamata per farle dei complimenti?
«In diverse circostanze, soprattutto quando la squadra gestisce bene la palla».

Quello che lui definisce il “bel giuoco..”..
«Sì, ma poi puntualizza: va bene il bel gioco, però bisogna vincere...».

Oggi pranzerete alle 9.30 per prepararvi alla trasferta di Lecce. Trova che sia giusto scendere in campo alle 12.30 dimenticandosi un po’ delle esigenze dei tifosi?
«Ha ragione. Io penso che il rispetto nei confronti dei tifosi sia fondamentale. Però è anche vero che oggi il calcio è un’azienda, un business e bisogna adeguarsi».

Ci dica la verità: in estate era Cassano che voleva andar via pensando di non avere spazio o era lei che non lo voleva perché era troppo grasso?
«Si è scritto di tutto, quella del peso è una “bischerata”. Antonio aveva solo bisogno di fiducia e il Milan gliel’ha data, soprattutto in un reparto dove c’è grande competizione».

Oltre al maalox, per guarire Ibra è servito più il bastone o la carota?
«Zlatan è come tutti. Serve un po’ il bastone e un po’ la carota. Non vuole mai perdere e a volte lo si responsabilizza più del dovuto. Ma resta un campione in grado di fare la differenza».

Cosa pensa di Boateng che dopo le notti brave fa la parte dell’offeso con la stampa solo per un gol segnato?
«Milano è una città che offre tanto e dove si dice di tutto. Lui deve solo imparare a gestire la sua vita privata, al resto non va dato eccessivo peso».

Come si fa a tenere fuori Inzaghi dopo aver già rinunciato a Ronaldinho e Pirlo?
«E’ una scelta, Pippo è reduce da un infortunio. Ha 38 anni ed è fermo da tanto. Però potrà tornare utile».

E’ passato dal Milan dei quattro moschettieri all’Ibra-dipendenza fino al trionfo dei mediani..
«Il Milan ha tanti campioni, come Ibra, Boateng, Cassano, Robinho. E poi ottimi giocatori, da Abate a Nocerino e Aquilani. Sono tutti importanti e decisivi».

Dopo aver rilanciato Gattuso, teme che non possa più tornare a giocare?
«Io spero che rientri al più presto. E’ un ragazzo d’oro e tutti lo aspettiamo».

Ritorna di moda mister “x”. A parte Montolivo che ha già scelto i rossoneri, crede che sia possibile prendere De Rossi in scadenza o lei ritenterà per Hamsik?
«De Rossi è uno dei migliori centrocampisti al mondo, ma noi abbiamo giocatori importanti. Hamsik ha enormi qualità e ha il gol nella gamba...Ma non dico di più».

Dell’Allegri calciatore, quanto ha trasferito all’Allegri tecnico?
«Abbastanza. Cerco di far funzionare prima la testa, perché è così che si trasmettono le idee».

Uno la osserva in panchina e vede: ma questo non si agita, non urla, non fa a gesti. Come fa a stare così calmo?
«Fa parte del mio carattere. Non amo urlare, per farsi capire a volte può bastare un’occhiata».

Da ex giocatore ai giocatori: che rapporto ha nello spogliatoio? Meglio il tu o il lei?
«Pretendo solo rispetto. Il tu o il lei non fa differenza».

Perché Ancelotti, Lippi, Capello e Mancini, in tecnici più vincenti in Italia, non allenano più la serie A?
«Hanno scelto loro. Quando alleni e vinci molto, o tutto, con Juventus, Milan e Inter, cerchi altro. Il Real Madrid o il Chelsea».

I suoi avversari sono Conte, Luis Enrique, Mihajlovic e Ranieri. Gli unici allenatori di fantasia siete lei e Mazzarri...
«Il passato da calciatore c’entra poco, penso che in Italia ci siano tanti bravi giovani tecnici con ottime idee».

Sacchi sostiene: “Per essere un grande allenatore non occorre aver giocato a grandi livelli...”
«E’ vero, lui e Ferguson sono esempi importanti. Chi non ha giocato a calcio è più facile che alleni la prima squadra, perché nei settori giovanili c’è bisogno di qualcuno che sia stato in campo e insegni la tecnica..»

Lei da calciatore ha raccolto più o meno di quanto meritasse?
«Ho raccolto quel che meritavo. Diciamo che ci sono stati dei periodi in cui non sono stato fortunato».

Pronostici in pillole. Chi vince lo scudetto?
«Il Milan».

E la classifica dei capocannonieri?
«Credo Di Natale».

E la Champions?
«Difficile dirlo. Però penso che il Milan potrà fare molto bene...»

Ora glielo posso chiedere: ma quando firma il rinnovo del contratto che scade nel 2012? Dopotutto ha vinto scudetto e supercoppa...
«Ahahah...beh, quando la società mi chiamerà. Abbiamo già parlato, e c’è stata la stretta di mano. Adesso mancano solo le firme, più avanti le metteremo...»