Milano, 8 febbraio 2013 - Non è il “mister X” sulle cui tracce c’è la procura di Cremona nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse, ma un ex calciatore famoso, che ha visto e sentito di tutto dentro e fuori i campi di gioco. E che, nell’anonimato, per evitare ritorsioni, ci racconta come il pallone sia finito nel fango.
Anche lei faceva parte del sistema?
«Scommettevo pure io, è vero. Puntatine di 100-200 euro al massimo dopo qualche “soffiata” di gente che era nell’ambiente. A volte andava bene, più spesso male, visto che in pochi mesi ci ho rimesso 40mila euro».
Quindi imbeccate e consigli spesso erano bufale?
«Io e altri miei colleghi ci fidavamo. Ci si ritrovava nei weekend a Milano, serate goliardiche fra amici nelle solite discoteche o nei ristoranti del centro. C’erano calciatori importanti, che avevano guadagnato tanto in carriera, ci si sfidava per vedere chi aveva avuto le dritte giuste, per poi ritrovarci il lunedì e prenderci in giro».
Le scommesse, un vizio...
«Guardi che in Italia l’80% di calciatori e dirigenti scommette, anche se lo fa per interposta persona. Ma a me è capitato di assistere a cose assurde durante partite a carte: tutto facile con internet, bastava un click, e poi un altro, ogni volta che si premeva il tasto si puntavano 10mila euro. Una sera su una partita si scommise sul 3-3...e quella gara finì proprio 3-3».
Sui siti stranieri tutto era più facile..
«Certo, perché prima erano meno sorvegliati. L’inchiesta degli ultimi giorni, le 380 partite truccate in Europa, hanno portato alla luce cose che tutti sapevano e che anche Trapattoni ha confermato. In paesi poveri come Romania, Bulgaria e in generale quelli dell’est europeo o dell’Africa è più facile corrompere giocatori e arbitri che guadagnano mille o duemila euro al mese. Fischiare tre o quattro rigori non è un problema se poi la mafia del calcio ti offre soldi per aggiustare i risultati».
Si spieghi...
«La storia del tè avvelenato dato ad una nazionale prima di una finale mondiale pare non sia leggenda. Così come il punteggio clamoroso di una recente semifinale dell’Europa League firmato di fatto da organizzazioni criminali capaci di comprarsi anche i campioni...».
E’ successo pure in Italia..
«Sì, ma anche in altri tornei prestigiosi, quello inglese e tedesco, falsavano le gare. Qualche anno fa un’importantissima squadra di Premiership perse nettamente in casa contro una formazione modesta, si diceva che la società avesse bisogno di soldi. Un po’ come succede da noi, ci sono club e presidenti che si vendono un paio di gare a stagione per aggiustare i bilanci... ».