Milano, 19 gennaio 2014 – Trecentomila contatti sulla pagina Facebook, Sanremo Giovani vinto a 15 anni, la gente che lo ferma in piazza Duomo per una foto o un autografo. «Ma per me la vita non è cambiata. Se non studio i miei si arrabbiano». Alessandro Casillo, oggi 17enne, lancia il suo nuovo album di inediti “#ALE” (Carosello Records) con un instore tour che partirà domani dalla Mondadori Multicenter di corso Vittorio Emanuele II (ore 17). In anteprima sull’uscita del disco il giorno dopo. Martedì seconda tappa alla Casa del Disco di Varese (piazza del Podestà 1, ore 17).

Perché l’hashtag nel titolo?
«Ormai nel web si usa. Un segno un po’ giovanile, come il mio pubblico».
 

C’è una sorpresa in questo instore tour…
«Chi vuole comprare il disco avrà la copertina personalizzata».
 

Quando nasce il disco?
«Prima di scrivere testi e musica, ci siamo messi a un tavolo io, Gabriele Parisi, il mio manager, Gianluigi Fazio, Luca Chiaravelli e Andrea Bonomi, che hanno seguito il processo creativo, e mi hanno chiesto di raccontare tutto della mia vita negli ultimi mesi. Da lì sono venuti i testi. Anche la musica, rispetto all’album precedente, è più moderna e matura».
 

In “Niente da perdere” canti di un amore finito. È autobiografico?
«Ho solo 17 anni. Finora non sono mai stato innamorato veramente, ma ho avuto le mie storie. Quando si concludono, ci stai male. Nei nove inediti l’amore è il tema principale».
 

Nel video compari tu. Qualche tua fan ha arricciato il naso davanti alle scene di bacio…
«Su Facebook c’è chi scrive ancora “Alessandro patatino” o “cucciolino” e volevo far capire che Alessandro non ha più 13-14 anni. Ma la ragazza che bacio è una mia amica attrice. Niente di più».
 

Solo canzoni d’amore?
«Tutte tranne la prima traccia, “Qualcuno sentirà” che parla di noi giovani, di cosa vogliamo, chi siamo. Una lettera in attesa di risposte».
 

È cambiata molto la tua vita?
«Non così tanto. Vivo la mia vita di ogni giorno, vado a scuola, allenamenti di calcio al pomeriggio, qualche sera al bowling o ballare. Certo, quando vado in piazza Duomo il sabato pomeriggio, se mi riconoscono, è il delirio. Però è giusto così. Se sto realizzando il mio sogno da 4 anni lo devo anche ai miei fan».
 

Sei al terzo anno di superiori al Feltrinelli, indirizzo termotecnico. Come va la scuola?
«Tranquilla. Ormai lo sanno tutti. E continuano a salutarmi come prima. Non c’è nessuno che mi viene incontro e mi dice: “sei un babbo”. Anche i miei amici mi vogliono bene come prima. Anche se nessuno ascolta la mia musica... Comunque sto al passo con gli studi. I miei mi hanno “minacciato”: se non vai bene a scuola, niente musica».
 

A chi ti ispiri e quali sono i tuoi gusti?
«Nelle canzoni cerco di fare il mio, senza guardare agli altri. Mi piace ascoltare molto la musica pop italiana, Laura Pausini, Eros Ramazzotti. Poi, Justin Timberlake, i Backstreet Boys di cui so tutte le canzoni a memoria e con i quali ho cantato insieme la scorsa edizione di “Io canto”».


Con chi ti piacerebbe duettare in futuro?
«Sempre grazie a “Io Canto” ho potuto duettare con James Blunt e Claudio Baglioni. Mi ritengo già molto fortunato. Il mio sogno nel cassetto è farlo con Eros o la Pausini. E tra i più giovani, con Emis Killa».
 

Hai più di 300mila fan su Facebook. Chi te lo guarda?
«Il social network me lo gestisco io da quattro anni, tranne quando vanno inserite le date di concerti ed eventi. A quelle ci pensa il mio staff. I post e le foto li metto io di solito la sera. E rispondo ai fan. Ovviamente non a tutti. Farei l’alba».
 

Cosa ti scrivono i fan?
«Ultimamente mi chiedono dei prossimi incontri e del disco in uscita. Mandano  messaggi tipo “ciao idolo”, “ti voglio bene”. E ricevo un sacco di regali».
 

Nessuna dichiarazione d’amore?
«Troppe. Su Facebook mi arrivano anche gli “Alessandro ti amo”».
 

Hai fan all’estero?
«Non molti ancora. Una volta però sono arrivate sotto casa mia alcune mie fan tedesche. In Canada quando lo scorso anno ho partecipato a “Una voce per padre Pio” con Toto Cutugno e altri, molti italoamericani mi hanno fatto i complimenti, visto che mi avevano scoperto a Sanremo. All’estero sono gli italiani a riconoscermi di solito. E non solo i più giovani. Settimana scorsa, a Parigi, una coppia di anziani mi ha fermato. Mi avevano visto in Tv».
 

Ti sei affermato grazie a “Io canto”. Non mancano i critici per i cantanti usciti dai talent show. Cosa ne pensi?
«Queste trasmissioni sono positive perché danno ai giovani la possibilità di mettersi in gioco per realizzare i propri sogni. E di divertirsi».
 

Ma è vero che tutto è tutta “colpa” di tuo fratello?
«Sì. È stato lui a mandare un mio provino a “Io canto”, a mia insaputa. Quando mi chiamarono dal programma risposi che avevano sbagliato. Invece era tutto vero. Quando non cerchi le cose poi arrivano».
Se da piccolo ti avessero detto: un giorno giocherai a calcio con Enrico Ruggeri, Niccolò Fabi e Marco

Masini, ci avresti creduto?
«Sono orgoglioso di far parte della Nazionale cantanti. Sono dei grandi, mi diverto un sacco. Mi hanno accolto benissimo. Al di là del risultato, poi, è importante l’iniziativa benefica».
 

Un ottimo rinforzo, visto che militi in terza categoria nelle fila dell’Assaghese. Ti danno consigli i colleghi?
«Mi dicono di passare la palla sennò mi ammazzano».
 

Intendevo consigli canori.
«Solo una volta ho chiesto a Checco dei Modà quando e come ha cominciato a scrivere musica. Mi ha dato preziosi suggerimenti».
 

In una partita di beneficenza a Carpi sei sceso in campo a fianco di Pippo Inzaghi, Paolo Bonolis e Checco Zalone…
«Impazzisco per Zalone. Mi fa morire dal ridere. Pensavo facesse il personaggio, invece negli spogliatoi è sempre la stessa persona. Fa le facce, dice battute».

di Luca Salvi