Milano, 7 maggio 2013 - Cascina Cuccagna. Non so se per gli affettati in premio o per una metafora contadina dove non è prevista la maleducazione e il malcostume digitale. Elio e le storie tese, meno Rocco Tanica (c’è anche Paola Folli, «una voce che spacca»), non spiegano “L’album biango”, che non è quello dei Beatles (White Album) per via della “gi”. «Così abbiamo evitato di pagare qualche milione di euro». Niente testi, improbabili spieghe, il solito fuoco amico di battute, ma il retrogusto è amaro e persino la voce è stanca. Chiariscono subito il concetto.

«Per un gruppo italiano è dura, ogni anno - confessa Elio - pensiamo a come andare avanti, e siamo più fortunati di altri perché facciamo un sacco di altre cose oltre la musica». La loro mission. Suonare e proporre, in radio e tv, musica di qualità. Quella che non interessa più a nessuno, «che non trovi nella scaletta del Primo Maggio, in radio e in classifica. Andatevi a leggere quelle degli anni ’60 e ’70».
“Complesso del Primo Maggio”, cantata in San Giovanni, attacca i luoghi comuni e il peggio dell’evento (la musica balcanica rompe i...), con la complicità di Eugenio Finardi. «Non cancelliamolo, facciamolo bene. Ed evitiamo magari di cacciare Fabri Fibra».

Elio, Faso, Cesareo, Rocco Tanica, Christian Meyer, Jantoman e Mangoni, odiano l’invasione di campo, nella vita quotidiana e nel privato, della rete. E l’attacco è frontale, condivisibile, oltre l’ironia. Gli approcci sentimentali e sessuali in “Lettere dal www”, la violenza delle fotografie digitali di tablet e smartphone, fatte solo per essere condivise sui social network (“Lampo”). La mail che ti invita a «enlarge your penis», ma che posta è? Esilarante è “Il tutor di Nerone”. Vera la spiega. «Ciao, ti disturbo?». Sì, mi disturbi tantissimo. «Ti ho scritto ieri una mail, non so se l’hai vista». Sì, l’ho vista. «Non mi hai risposto». È così. «Allora ti ho chiamato». Hai presente Seneca? «Di nome». Ecco ascolta questa canzone. Poi ci sentiamo in settimana.

La musica è sempre una sontuosa e nevrile declinazione di genere, parodistica e travolgente, un tramezzino a nove piani di idee e note super. “Una sera fra amici” introduce, su una ballata da “American Graffiti”, il tema degli incontri in cui si sparla degli assenti. E a loro non va. Limonare tantissimo sembra invece un’ottima idea alla Julio Iglesias, che torna con “Amore amorissimo”. Imitato benissimo (ma quell’amore è carissimo). “Luigi il pugilista” è un peso paglia, “La reggia (base per l’altezza)” un invito agli Area di Ares Tavolazzi, Paolo Tofani, Patrizio Fariselli e Walter Paoli. Ammazza come suonano questi.

«In un paese normale gli Area sarebbero considerati dei maestri da tutti. Per noi lo erano, con Demetrio Stratos e Giulio Capiozzo, e lo sono». Ospiti. La televisione russa, Demo Morselli, il più bravo di tutti (tromba e parti di fiati), Vittorio Cosma, Paola Folli. Nek («registrava nello stesso studio»). Nasce prima l’uovo o il cartone di “uove”? L’uovo, ma non ci insonorizzi la sala prove. Fabio Treves, il Puma di Lambrate, soffia in studio e dal vivo la sua armonica dentro “Il ritmo della sala prove”. Morale. «Ci dobbiamo fare un mazzo così, anche per colpa delle masterizzazioni: non vendiamo molti dischi». La rete è servita. Elio hai firmato a X Factor? «Non ancora. Ci piacerebbe molto fare una trasmissione musicale tutta nostra». Fra poco riparte il tour, dopo l’estate la terza parte.