Milano, 30 MARZO 2103 - MILANIN Milanon. Enzo Jannacci, come molti arrivati dal Sud, si era tuffato nella Milano del Dopoguerra con l’energia di un matto dal notevole talento. Dal conservatorio al jazz, dal rock’n’roll alla canzone d’autore, ma filtrata dal teatro di Fo, dal cabaret del Derby, da un repertorio italiano e dialettale che portava in primo piano i ragazzi delle periferie, i piccoli malavitosi, amanti sfortunati e sfigati in scarp del tennis. I figli di una società industriale e gli intellettuali, un ghigno surreale che diventava più reale della realtà. Il teatro della vita quotidiana reinventato, con gli amici, da un uomo dal cuore grande, musicista virtuoso e autore nudo, con quella voce al limite del bello ma incline al sublime.

Marco Mangiarotti